CAMPI BISENZIO – Nei tempi di incertezza, quasi di “sfinimento” oseremmo dire, che stiamo vivendo, le parole di don Giovanni Momigli, un appuntamento fisso e accolto sempre volentieri dalla redazione di Piananotizie, provano a indicarci la strada: “La realtà della risurrezione sfugge a ogni categoria umana. È annuncio di vita e, come la vita, è mistero”, scrive don Giovanni nella sua “lettera” di Pasqua. E ancora: “La fede in Cristo risorto, quando è vissuta, consente di rifondare il modo con cui stiamo al mondo, con cui viviamo le nostre relazioni e il nostro essere comunità”: rifondare le nostre relazioni, ne abbiamo tutti bisogno. Necessità. Auguri di buona Pasqua a tutti i nostri lettori.
Il Vangelo di Marco, che leggiamo in quest’anno liturgico, racconta di alcune donne che di buon mattino vanno per ungere il corpo di Gesù con oli aromatici, trovano il sepolcro aperto e vedono un giovane in vesti bianche che dice loro: «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto, non è qui» (Mc 16,6). In queste parole c’è il nucleo essenziale della fede cristiana: Gesù è risorto. È un annuncio chiarissimo e, nello stesso tempo, inafferrabile: la realtà della risurrezione sfugge a ogni categoria umana. È annuncio di vita e, come la vita, è mistero. Nella sua chiarezza e inafferrabilità, perché la realtà della risurrezione sfugge a ogni categoria umana, l’annuncio di Pasqua risuona ancora in questo nostro mondo, incapace di alzare lo sguardo e pieno di disuguaglianze, di ingiustizie e di guerre che mietono vittime, devastano città, provocano milioni di profughi, alimentano l’odio tra persone e popoli. La fede in Gesù Cristo e nella sua risurrezione, se non diventa esperienza vissuta si logora, si riduce alla formalità delle abitudini e a un generico riferimento culturale. Perfino quando si guarda con una certa attenzione a Gesù, generalmente ci si ferma al suo importante messaggio di giustizia, di solidarietà e di fraternità umana, ma raramente ci si riferisce alla sua morte e risurrezione. Eppure, come ricorda l’apostolo Paolo: «Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini» (1 Cor 15,19). La fede in Cristo risorto, quando è vissuta, consente di rifondare il modo con cui stiamo al mondo, con cui viviamo le nostre relazioni e il nostro essere comunità. E rende seminatori della vera speranza, che non è ottimistica convinzione che domani le cose andranno meglio, ma è forza di vita, tensione operosa verso una meta. Il primo annuncio della Risurrezione non è affidato a una formula da capire, ma a un segno – il sepolcro vuoto – e a una parola: «è risorto, non è qui» (Mc 16,6). Dopo aver contemplato e ascoltato le donne corrono dai discepoli a portare la notizia e tutto si mette in movimento e si rinnova. A tutti auguro di accogliere l’energia di liberazione e di grazia che viene dalla Pasqua e di diventare semi di rinnovamento per questa nostra società.
Buona Pasqua.
don Giovanni Momigli