SESTO FIORENTINO – Una volta, tanti anni fa, parlando dei candidati alle elezioni (generico) si diceva “è espressione del territorio”, ma i tempi, si sa sono cambiati e anche i candidati, in alcuni casi, in alcuni partiti, si trovano a scoprire nuovi territori, nuovi comuni e a volte sbagliano, scivolano su date, ricostruzioni di eventi (politici) e postano tutto sui social media. E’ lì che si scatena la polemica, potremo dire anche il dibattito.
Roberto Giachetti è il candidato del PD all’uninominale alla Camera nel collegio di Sesto Fiorentino. “Un collegio non è mai un paracadute. Bisogna conquistare i voti. Anche a Sesto Fiorentino la partita non è vinta. Nel 2016 abbiamo perso il Comune: ha vinto una civica, che poi è confluita in Leu. Il voto degli elettori va rispettato e conquistato ogni giorno” scrive Giachetti in un post sul social network Facebook e la risposta è immediata da parte del vicesindaco Damiano Sforzi. “Iniziamo col dire che non è vero che il PD ha perso il Comune lo scorso anno. Il PD il Comune l’ha perso nel 2015, quanto 8 consiglieri su 15 del gruppo del PD hanno deciso di sfiduciare il sindaco, la renzianissima Sara Biagiotti (una delle tre dirigenti che accompagnavano Renzi sul camper ai tempi delle primarie 2012), dopo poco più di un anno di mandato amministrativo”. Scrive il vicesindaco e ripercorre tutta la vicenda di tre anni fa quando dopo la sfiducia al sindaco Biagiotti arrivò il Commissario,
“Fu una scelta presa con grande sofferenza, assunta in consiglio comunale davanti alla città. Appena qualche mese dopo, a Roma, una parte rilevante del gruppo PD preferiva, invece, mandare il sindaco Marino a casa con un accordo preso dal notaio. Qualcuno disse: è democrazia bellezza! Con la differenza che in Toscana il PD, rappresentato dall’on. Dario Parrini (un vero miracolo di sopravvivenza politica, visto che in Toscana, sotto la sua guida, il PD è riuscito a perdere buona parte delle competizioni elettorali) provvedeva a commissariare il partito di Sesto Fiorentino e ad espellere, con la bolla dell’infamia, gli otto consiglieri. Sorte che non mi pare sia toccata ai consiglieri romani: pesi e misure diverse a seconda della fedeltà al capo”. A Sesto Fiorentino, ricorda il vicesindaco Sforzi non senza polemica, ma del resto la polemica è il sale della competizione elettorale, “alle successive elezioni amministrative del 2016 il PD, per la prima volta nella storia, finisce all’opposizione e 7 degli otto consiglieri, che si ricandidano contro il PD, vengono rieletti con il sindaco Lorenzo Falchi, sostenuto da Sinistra Italiana e dalla lista Civica Per Sesto per contrastare le due opere devastanti per il nostro territorio, inceneritore e aeroporto, sostenute a tutti i livelli dal PD renziano. Su queste due opere si era, peraltro, giocata gran parte della rottura con il sindaco Biagiotti, assai poco propensa (come Renzi, del resto) ad ascoltare la città. Né immaginiamo che da un candidato “paracadutato” a Sesto, a sua insaputa, da Roma possano arrivare posizioni diverse”.
“Questa breve, e sicuramente parziale, cronistoria per spiegare che il PD non ha perso il Comune, il PD ha perso le persone che un tempo hanno creduto in questo progetto perché è diventato altro, a cominciare dalle grandi scelte infrastrutturali che coinvolgono il nostro territorio – prosegue il vicesindaco – Potrei poi continuare con le scelte di politica economica e del lavoro che non hanno più niente a che fare con la sinistra, col suo essersi trasformato nel partito del padrone, che non solo espelle, ma anche umilia chi non è in linea con il capo.
Un metodo che abbiamo imparato a conoscere con le vicende che dal 2014 hanno coinvolto la nostra città e che abbiamo rivisto plasticamente riprodotte anche nelle recenti selezioni dei candidati alle elezioni politiche, compresa la “comunicazione” che hanno dato a lei rispetto alla sua candidatura nel collegio di Sesto Fiorentino”.
Se e è vero che tutto il mondo è paese è vero anche che non tutti i paesi sono uguali e con loro la loro storia più o meno passata, più o meno recente.