Fra memoria e storia locale: “entriamo” nel 2024 con un presepe di nome Barbiana

CAMPI BISENZIO – Ultimo appuntamento con il reportage della Città metropolitana di Firenze dedicato a memoria e storia locale. L’occasione per approfondire la figura di don Lorenzo Milani, del quale nel 2023 si è ricordato il centenario dalla nascita. Un anno intenso, quello che si è appena conclsuo, che ha visto molti luoghi e personaggi […]

CAMPI BISENZIO – Ultimo appuntamento con il reportage della Città metropolitana di Firenze dedicato a memoria e storia locale. L’occasione per approfondire la figura di don Lorenzo Milani, del quale nel 2023 si è ricordato il centenario dalla nascita. Un anno intenso, quello che si è appena conclsuo, che ha visto molti luoghi e personaggi di Firenze e del territorio metropolitano in prima linea per ripercorrere la vicenda del priore di Barbiana e che adesso proviamo a raccontarvi.

Chi era, chi è stato, chi è oggi don Lorenzo? Un maestro, un educatore lungimirante, un coltissimo provocatore. Ma soprattutto un prete fedele al Vangelo. Don Lorenzo Milani, sacerdote fiorentino, il cui messaggio di vita al servizio degli ultimi resta forte a 100 anni dalla nascita e nonostante il suo apostolato si sia svolto in luoghi di confine: da Firenze a San Donato a Calenzano, fino alla comunità montanara di Barbiana nel Mugello.

Lorenzo nasce dunque nel 1923 a Firenze in una famiglia benestante, ricca anche di interessi culturali, dove di religione non si parlava quasi mai. Proprio nell’anno del centenario, il Comune di Firenze ha deciso di apporre una targa sulla facciata del villino di viale Gramsci, che allora si chiamava viale Principe Eugenio, dove Lorenzo ha mosso i primi passi. La famiglia aveva diversi poderi e una residenza, tra l’altro, anche nel Comune di Montespertoli, alla Gigliola, dove don Lorenzo fece anche primissime esperienze di vita parrocchiale, quando, ancora seminarista, durante il passaggio del fronte nell’estate del ’44, si mise al servizio dell’anziano parroco della Pieve di San Piero a Mercato e dei tanti sfollati che avevano trovato rifugio proprio nella pieve. Convertitosi da adulto, a vent’anni entra nel Seminario fiorentino del Cestello. Erano gli anni di Dalla Costa, La Pira, Balducci e non solo. Una Firenze decisamente effervescente dal punto di vista della riflessione politica, sociale, ecclesiale, in anni segnati anche da forti contrasti tra chiesa e politica.

Ordinato sacerdote nel ‘47, a 24 anni, viene nominato cappellano nella parrocchia di San Donato a Calenzano, nella cintura industriale fiorentina. E’ qui che don Lorenzo inizia a dare forma all’idea di base della sua pastorale, fondando una “scuola popolare”, avviata con un gruppo di contadini e operai che frequentavano la parrocchia e subito aperta a chiunque volesse. Si imparava a leggere, scrivere, esprimersi. Uniche strade per diventare cittadini sovrani e liberi, unica via per l’uguaglianza sociale, secondo don Lorenzo, che faceva scuola a tutti, insegnando il valore “del parlare” al pari di quello “della Parola” a tutti, senza distinzione di credo, ceto o partito. Da quegli anni nacque anche “Esperienze pastorali”, il testo che sollevò parecchie polemiche al momento dell’uscita sul mercato, in seguito ritirato dalle librerie perché “inopportuno”. Il libro è stato poi riabilitato definitivamente da Papa Francesco.

Il suo metodo aperto, la sua disponibilità al dialogo verso i non credenti veniva purtroppo letta in chiave politica. Al punto che nel 1954 la Curia fiorentina, morto l’anziano parroco di cui don Milani era cappellano, decise di relegarlo nella minuscola parrocchia di Barbiana nella montagna del Mugello che contava poche decine di parrocchiani. Un concentrato, secondo lui, di tutte le differenze sociali che per secoli hanno generato povertà, ignoranza, oppressori e oppressi. Luogo dove la sua visione della scolarizzazione come strumento per diventare cittadini sovrani si fece ancora più concreta.

Una scuola totale, aperta 365 giorni l’anno, dove don Lorenzo era maestro unico e dove si studiava soprattutto l’italiano perché, diceva, solo la parola rende uguali e fa superare le differenze. E poi storia, scienze sociali, lettura dei giornali e lingue straniere in modo che “i poveri possano capirsi e finiscano le guerre”. Ascoltiamo la voce di alcuni suoi allievi dell’epoca. Scuola a Barbiana 365 giorni l’anno, ma anche qualche gita scolastica: Fiorella ci racconta una gita a Roma, dove il gruppo ha anche incontrato in visita privata Giovanni XXIII.