“I diari del tandem”: buone vacanze da Campi, anzi da Parigi

CAMPI BISENZIO – Ultimo appuntamento, prima della pausa estiva, per “I diari del tandem” che in queste settimane, grazie alle pedalate di Giovanni Grossi e dei suoi ospiti, ci hanno portati alla scoperta della Piana e di tante delle sue particolarità. “La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up e il sorriso da […]

CAMPI BISENZIO – Ultimo appuntamento, prima della pausa estiva, per “I diari del tandem” che in queste settimane, grazie alle pedalate di Giovanni Grossi e dei suoi ospiti, ci hanno portati alla scoperta della Piana e di tante delle sue particolarità.

“La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità”. Ma qui non siamo nell’autogrill cinematografico tra la via Emilia e il West, descritto da Francesco Guccini. Qui siamo nella vita reale, a Campi sulla circonvallazione Nord, in via Primaldo Paolieri per la precisione, in un vero autogrill. E qui la ragazza mantiene intatto il suo sorriso anche se dietro il banco ha in mano le borse della spesa da sistemare nel frigo. A pedalare con me sul tandem c’è Eleonora Ciambellotti, che con me condivide anche la voglia di partire, sempre, sia con la testa sia con le gambe. Ed i viaggi, anche se sono fatti solo con la testa, hanno comunque bisogno di buone gambe, le ruote ben gonfie del tandem (ed a questo c’ha già pensato Luca di “Ciclissimo”, qualche centinaio di metri prima) e un buon succo. E noi stamani abbiamo deciso di pedalare con la testa fino a Parigi. Sì perché si può, e quindi si deve, viaggiare anche con la fantasia. E con la fantasia anche Parigi è ad un colpo di pedale. “Un succo ostrica e lampone” chiede Eleonora alla ragazza dell’autogrill (a proposito, si chiama Benedetta Brutini). Lei mentre ci versa un normalissimo succo ACE allarga ancora di più il suo sorriso. “Ma dove state andando con il tandem?”. Risponde Eleonora: “A Parigi naturalmente!”. “Pensa te, mio babbo vive a Parigi, è passato proprio oggi a trovarmi, altrimenti vi dicevo di salutarmelo”. Sintonie, incontri, destini incrociati. Io e l’Ele ridiamo. Dopo una foto, mentre stiamo per partire, Benedetta ha il tempo di dirci: “E comunque questo è un vero e proprio autogrill, perché qui si fermano un sacco di turisti, anche francesi. Buon viaggio”. Poche pedalate e siamo ai giardini del Luxembourg, i più bei giardini di Francia. Il parco di Villa Montalvo ci fa respirare la stessa aria regale, la stessa aria di casa. “In fin dei conti li ha voluti una donna della stirpe dei Medici”, precisa Eleonora. Con la stessa gioia di un parigino, anche Saverio si concede la sosta pranzo su una panchina del nostro bel parco. Saverio sta apparecchiando la sua parca mensa su una panchina sotto il bel platano secolare dietro la Biblioteca. Un’eco: “Ciao Saverio” e il cammino riparte. Place des Vosges a Parigi è una piazza non piazza, sembra piuttosto il cortile di un bel palazzo. Via Don Minzoni con il suo parco della Rimembranza ha la stessa atmosfera. Sembra quasi che un ipotetico proprietario del palazzo campigiano non molto distante dalle mura abbia deciso di lasciare sempre aperta la sua “portaccia”. A tutti. E a noi tutti non resta che goderne. Grazie ipotetico signore. Eleonora si fa prendere dalla nostalgia (canaglia!): “Io qui quand’ero bambina giocavo con il pallone calciandolo sulle mura… le risate, il vento, gli amici, la strada”. E su quella strada, poco più avanti in via delle Corti, ci sono delle scalette per andare sull’argine. Ci saliamo. Eleonora fa le foto. La vista del nostro fiume, della nostra rive droite, dell’albereta è bellissima. Santa Maria come Marais. Altro che Parigi. “Giovanni non ti sembra che in cima alla Calvana ci sia un punto bianco? Secondo me gli artisti si troverebbero a loro agio come al Sacré Cœur di Montmartre”. Parigi come Campi è divisa in due metà da un fiume. Noi, a differenza di Parigi, concediamo l’onore di inserire il nome del fiume nel nome della nostra città. Chissà perché a nessun parigino è venuto in mente di chiamare Parigi, Parigi Senna. Ingrati! Ci perdiamo nelle stradine del nostro quartiere latino sulla rive gauche del Bisenzio. La chiesa di Santo Stefano sembra Saint Germain des Pres ed i platani trasformano via Buozzi in boulevard Saint Michel. Davanti alla scuola Matteucci si sembra di vedere la Sophie Marceau del “Tempo delle mele”. Sotto i pini di piazza della Resistenza (poco parigina, forse) incontriamo con il suo ombrello parasole la pittrice Anna Bubba. “I colori dell’ombrello fanno pensare al maggio francese. Arcobaleno. Gli spicchi di tela parlano di questo. L’arcobaleno è il sogno, la fantasia che si sprigiona, che arriva al potere”. “Sì, brava Eleonora”. Il nostro viaggio a Parigi finisce così, con l’odore di resina tra le dita, con il ricordo di un amore passato e un caffè sorseggiato accanto ad un libro. Buone vacanze. A chi ci va in vacanza, a chi non ci va e a chi ci puó, e quindi ci deve, andare solo con la fantasia. E mica tanta di più, perchè Campi assomiglia veramente a Parigi. E’ il nostro augurio. “Ciao Eleonora, al prossimo viaggio”.

Giovanni Grossi