“I diari del tandem”: gli alberi di Campi

CAMPI BISENZIO – Con l’arrivo del caldo vero, cosa c’è di meglio che andare a trovare un po’ di fresco? Magari in sella a un tandem. Ecco, il diario del tandem di questa settimana ci porta a fare un giro nel verde di Campi. Con una guida d’eccezione. O che bel mestiere fare il giardiniere. […]

CAMPI BISENZIO – Con l’arrivo del caldo vero, cosa c’è di meglio che andare a trovare un po’ di fresco? Magari in sella a un tandem. Ecco, il diario del tandem di questa settimana ci porta a fare un giro nel verde di Campi. Con una guida d’eccezione.

O che bel mestiere fare il giardiniere. Il giardiniere è una persona che dedica il suo tempo alla cura di esseri viventi particolari: le piante. Il giardiniere è un contadino con nella stessa tasca un fiore e un coltello. Il giardiniere rigira la terra come un calzino. Il giardiniere scava e mette il mondo sottosopra in modo ordinato. Il giardiniere scava per dare vita, per far nascere nuove piante. Scava per permettersi, un giorno, un bel lusso, il lusso di poter toccare il cielo con un dito salendo sugli alberi. Già, gli alberi. Gli alberi sono proprio una cosa bella, uno scherzo della natura mal riuscito. A Campi ce ne sono vari e diversi, nei giardini pubblici, nei giardini privati, nei parchi, ai lati della strade, insomma un po’ dappertutto. Con il mio amico giardiniere Giuseppe Panza, abbiamo provato a tracciare una sorta di guida. Giuseppe ha una bella faccia da divo americano anni Cinquanta e fa il giardiniere per vocazione. Ci siamo detti: “Intanto cominciamo con i primi tre”. Saliamo sul tandem e ci accorgiamo che le ruote sono un po’ sgonfie. Vabbè, poco male, facciamo poche centinaia di metri e il nostro amico Luca Petri di “Ciclissimo” è già pronto con la pompa in mano. Grazie Luca. La prima tappa… si fa per dire tappa, perché la pianta in questione non è proprio una tappa. Anzi. Il “Platanus orientalis” è ormai da più di due secoli dietro la Biblioteca di Villa Montalvo, nel prato intitolato a Baden Powell, ideatore del pensiero scout. Giuseppe parla fiero di questa fiera creatura: “Trenta anni fa, quando già dall’ufficio del verde pubblico veniva monitorato, all’interno di una cavità del tronco a 20 metri da terra venne riscontrato un enorme alveare di calabroni non proprio felici di vedere gli operai che sulla piattaforma curiosavano. È un vecchio, fiero consapevole della sua importante bellezza. Già da tempo è stata inoltrata domanda per l’annovero nelle liste degli alberi monumentali della regione”. Facciamo un giro nel parco e poi torniamo indietro nel giardino della Limonaia e imbocchiamo il marciapiedi della circonvallazione nord direzione Marina. Ci aspetta la signora “Albizia Julibrissin”. Non siamo ancora scesi dal tandem che Giuseppe comincia a parlare: “Questa pianta ha un fascino particolare non tanto per le grandi dimensioni, ma per la grande forza come albero di nascere, sicuramente spontaneamente, a ridosso del muro di contenimento della circonvallazione nord proprio prima di salire sul ponte sulla Marina”. Ce la troviamo davanti con sullo sfondo la grande Villa Montalvo. Giuseppe non si cheta un secondo: “La particolarità che a molti non sarà sfuggita di questo albero è che proprio in questi giorni è impreziosito da una splendida fioritura come se volesse offrire, in questi giorni caldi, una piacevolissima ombra di ristoro per chi fa una passeggiata o una corsetta sulla pedo-ciclabile. E questo albero ha dovuto fare un bel viaggio prima di arrivare da noi. Proprio come tante persone devono purtroppo intraprendere ai giorni nostri. Fu importato attorno al 1770 da un discendente della famiglia Albizzi dall’Iran. Si è ambientato molto bene qui da noi. Speriamo che chi oggi fa un viaggio così da lontano per venire da noi possa dire lo stesso”. Scendiamo verso Fornello. Sulla stradone che porta ai Gigli incrociamo due agenti della Polizia Municipale in servizio in un normale posto di controllo. Ci fermiamo un attimo e son così gentili da farsi scattare una foto. Noi in coro a loro: “Buon lavoro”. Loro in coro a noi: “Grazie”. Ci aspetta una “Gleditsia Triacanthos” sistemata sull’argine del Bisenzio proprio in corrispondenza dell’ultima curva prima della dirittura verso il ponte di Capalle. “E’ un albero armato di tutto punto (triacanthis sta per tre spine), ma sinceramente questo esemplare adagiato sul Bisenzio più che un guerriero ci dà un senso di pace e armonia con quel che da tanto é il suo contesto. Proprio un bel esemplare che ci fa sognare luoghi esotici. Originario del nord America, ben si è adattato ai nostri climi. In particolare popola le zone del South Dakota e Texas. A fine estate sfoggia grandi baccelli dalla polpa dolciastra”. E’ tempo di tornare indietro. Fa caldo e siamo sudati. Il tempo di una gazzosa e ognuno torna al suo fare. Ai prossimi alberi. Fin che ci sono alberi c’è speranza. “Grazie Beppe, salutami Gregory Peck”.

Giovanni Grossi