Il cavolo a merenda, ma anche a colazione. Il tandem de “I diari” viaggia tra i campi coltivati

Il tandem viaggia tra campi coltivati a cavolo, nel senso che producono cavoli, querce e laghi dai nomi altisonanti. “I diari” di Giovanni Grossi proseguono in campagna e finiscono con una promessa. “Domattina quando arrivi chiamami”. “Ti faccio uno squillo con il cellulare?”. “No, chiamami proprio, non ho il campanello e la porta di casa […]

Il tandem viaggia tra campi coltivati a cavolo, nel senso che producono cavoli, querce e laghi dai nomi altisonanti. “I diari” di Giovanni Grossi proseguono in campagna e finiscono con una promessa.

“Domattina quando arrivi chiamami”. “Ti faccio uno squillo con il cellulare?”. “No, chiamami proprio, non ho il campanello e la porta di casa è sempre aperta”. Ho imparato a conoscere Roberto a forza di vederci nelle iniziative pubbliche che si sono susseguite negli anni a Campi. Roberto era (ed è) il mio punto di riferimento. Se ne stava sempre in fondo alla sala ed alla fine mi piaceva sentire la sua opinione sulla serata. Che poi era sempre la stessa, cioè negativa, ma era sempre presente e sempre fino alla fine. E quindi aperto ad un cambiamento di opinione proprio come la sua porta di casa. Si parte a pedalare. Sono diversi gli interessi di Roberto che viaggiano in tandem con i miei.  Oltre al piacere di passare le serate a fumosi incontri pubblici c’è pure quello di passare le giornate a stretto contatto con la terra, al susseguirsi delle stagioni, alle preoccupazioni per il tempo e per le malattie delle piante… insomma tutto quello che riguarda l’orto e i suoi frutti.

Per la verità il suo è un interesse reale, presente, il mio lo è stato. Nel senso che l’orto di Roberto è ancora vivo e viene lavorato costantemente, mentre il mio è un ricordo di quando giovincello provavo a fare il Perito Agrario. “Giovanni ricordati che mi avevi promesso di venire a vangare il mio pezzo di terra”. “Cavolo me lo ricordi ogni volta”. Appena imboccata via Mammoli c’è proprio una bella distesa di cavoli sulla nostra destra. Roberto mi fa notare che ce non sono di diverse varietà, che alcuni sono già pronti per essere raccolti, mentre altri sono un po’ indietro. Sono belli i cavoli. Le foglie grandi più scure avvolgono e proteggono il cuore della pianta che se ne sta tranquillo e compiaciuto al centro. I cavoli a merenda forse non ci stanno bene, ma non è detto che la stessa cosa valga per i cavoli a colazione. Nel mezzo della piana non c’è traccia di bar dove prendere un caffè. Cavolo! Ai lati della strada ci sono delle querce forse sacrificate da una potatura importante e poi un avviso di vendesi di un terreno agricolo.

Più avanti, su una quercia che ha resistito agli attacchi delle lame degli uomini, Roberto mi indica un bel nido d’uccello. “Non credere nelle radici, ma allungarsi con i rami” è una frase del manifesto “Movimente” di un vecchio spettacolo di Alessandro Bergonzoni, “Nel”. Alessandro Bergonzoni è un altro interesse in tandem. “Perché ti piace Bergonzoni?”. “Perché mi fa ridere e perché è bravo”. La risposta di Roberto potrebbe essere la mia. Che c’è da aggiungere in fondo? La citazione di Bergonzoni ben si adatta alle nostre querce. Le persone e le piante sono uguali, non volano (anche se le piante ospitano nidi per uccelli), ma sono ben piantate nel terreno e si muovono, anche se ognuna a loro modo. Alle persone piace camminare, correre (anche pedalare). Agli alberi piace viaggiare nel cielo con i loro rami. Gli alberi sono migranti non per necessità, ma per intenzione, per curiosità, per desiderio di conoscenza. All’incrocio con la via del Paradiso c’è uno STOP. Bisogna fermarsi prima di entrare. Bisogna, rubando sempre le parole al nostro amico Bergonzoni, “usare il cavallo di Gioia per entrare”. E il nostro cavallo di gioia è il tandem. Si ricomincia a pedalare.  Voltiamo in via della Vigna con direzione lago “Oceano”. La toponomastica rivela manie di grandezza. La via del Paradiso può attendere. Il mare, e non un mare qualunque, ma l’Oceano in persona, qui da noi è un avamposto di Paradiso in Terra. Appena imboccata via della Vigna ci fermiamo perché da lontano un signore a cavallo ci fa segno di non proseguire. Evidentemente il cavallo potrebbe sbizzarrirsi alla vista di un oggetto sconosciuto come il tandem.

Appena ripartiti dobbiamo rifermarci per poter far attraversare una piccola comunità di palmipedi. In prossimità del nostro “Oceano” domestico, c’è un gruppo di case, una casa costruita sull’albero e soprattutto un bel cartello con la scritta: “Rallentare, bambini allevati all’aperto”. E dopo non ci resta che guardare la bellezza nella nebbia del nostro mare. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E meno male, direi. Il mare è una cosa bella e quindi attraversiamolo con calma prima di ricominciare a fare quello che dobbiamo fare. Prendiamocelo tutto questo tempo. Bisogna ribellarsi alla quotidianità, cercare il bello. Si perché “Ribellarsi è rivolere il bello”. Siamo un po’ stanchi noi uomini deboli di carne e forti di verdura. Siamo di nuovo davanti alla porta di casa sempre aperta. “A Primavera vengo a vangarti l’orto, promesso”. Roberto accende una sigaretta e ride.

Giovanni Grossi