“Il libro del rifugio” – Per sconfiggere il virus? Anche l’orgoglio della gente comune: storie da Lastra a Signa

LASTRA A SIGNA – Il 31 marzo diventerà il giorno del ricordo legato all’emergenza sanitaria da Covid-19. Lo abbiamo visto martedì con tante, belle immagini istituzionali da tutti i Comuni. Ma lo diventerà anche per la semplicità e la spontaneità dei cittadini che hanno voluto rispondere “presente” alla chiamata “alle armi” contro un nemico invisibile. […]

LASTRA A SIGNA – Il 31 marzo diventerà il giorno del ricordo legato all’emergenza sanitaria da Covid-19. Lo abbiamo visto martedì con tante, belle immagini istituzionali da tutti i Comuni. Ma lo diventerà anche per la semplicità e la spontaneità dei cittadini che hanno voluto rispondere “presente” alla chiamata “alle armi” contro un nemico invisibile. La riprova, una delle tante, arriva anche da Lastra a Signa, una comunità che in questo periodo non si è mai tirata indietro di fronte alle proprie responsabilità. E che, a tutti i livelli, si è sentita chiamata in causa per fare qualcosa per gli altri. Materialmente, come per esempio hanno fatto alcuni privati che hanno riconvertito parte della loro produzione per realizzare quelle mascherine così tanto preziose in questo periodo. Ma anche con gesti simbolici, che poi così tanto simbolici non lo sono mica. Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, per fortuna, i social stanno mettendo in risalto tante storie positive, offrendo al tempo stesso non pochi spunti di riflessione. Uno di questi l’ha offerto, su Facebook, il gruppo “Abitanti di Lastra a Signa”, con un post che lascia spazio a poche interpretazioni: “Vorrei condividere con voi il mio stato d’animo di oggi. Alle 12 Unicoop Firenze ha aderito, e ha chiesto di aderire a tutti i dipendenti e ai clienti presenti in negozio, al minuto di silenzio in memoria delle tante vittime di questo maledetto virus e in ringraziamento a tutti gli operatori sanitari che per primi e ininterrottamente lo stanno combattendo. Negli anni che lavoro in Coop si sono fatti, purtroppo, numerosi minuti di silenzio per svariati motivi, ma giuro che mai avevamo avuto un’adesione così compatta da parte di tutti. In quel lunghissimo minuto ho potuto notare che nessuno ha mosso un muscolo e che nel silenzio assordante che ci contornava, gli unici rumori che si sentivano erano i motori dei banchi frigo. Non nego che questo mi ha fatto venire un groppo in gola e inumidito gli occhi. Perciò vorrei dire grazie popolo lastrigiano. Grazie Unicoop. In questo momento ci vogliono questi anche questi gesti per farci andare avanti”. Perché se da un lato c’è il brutto del virus, dall’altro c’è il “bello”, fatto da tanta gente comune che si sta rimboccando le maniche per mantenere vivo tutto quello che è stato fatto fino a oggi. Che può essere “modificato”, ma che è essenziale per andare avanti.

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