“Il libro del rifugio” – “Se potessi avere mille lire al mese…”: ah no, siamo nel 2020

PIANA FIORENTINA – Se oggi, per esorcizzare i timori da Covid-19, c’è la musica sui balconi delle case (chi gioca a tombola è ancora più avanti), durante la guerra era la domenica il giorno deputato per passare in casa la domenica ascoltando alla radio Carlo Buti e Alida Valli. L’ho scritto ieri nel mio “pezzo” dell’importanza […]

PIANA FIORENTINA – Se oggi, per esorcizzare i timori da Covid-19, c’è la musica sui balconi delle case (chi gioca a tombola è ancora più avanti), durante la guerra era la domenica il giorno deputato per passare in casa la domenica ascoltando alla radio Carlo Buti e Alida Valli. L’ho scritto ieri nel mio “pezzo” dell’importanza dei circoli nel dopoguerra e del loro ruolo fondamentale per superare la crisi. E visto che molti stanno paragonando questo periodo – soprattutto per quello che sarà il “dopo” – agli anni del secondo conflitto mondiale, proviamo a fare un confronto fra presente e passato. E su come gli italiani, facendo ovviamente le proporzioni che il caso impone, hanno affrontato le due emergenze. Oggi si prova a rompere l’angoscia che stiamo vivendo appendendo il tricolore alla finestra, restando continuamente in contatto grazie ai social, guardando tanta televisione. Per chi, invece, come il sottoscritto, da quasi tre anni della televisione ne fa a meno, la lettura di libri e giornali, oltre alla scrittura, è il passatempo preferito. Senza dimenticare i vari modi di scrivere “Tutto andrà bene” che, onestamente, con il passare del tempo, sono un po’ diminuiti. E anche allora, diversi lustri fa, era più o meno così. La televisione ancora non c’era, si leggevano i giornali e si ascoltava la radio. Nelle piazze gli altoparlanti dell’Eiar (che poi sarebbe diventata Rai) diffondevano i canti di guerra e i bollettini dal fronte, ma era nelle case in modo particolare che la radio dava consolazione. In modo particolare in provincia, dove tutto arriva con più calma, da fuori. E’ stato così per la ferrovia, poi sono arrivate le automobili, la televisione, l’autostrada e Internet. Già, la radio, con due “estremi”, la malinconia di “Balocchi e profumi” interpretata da Luciano Tajoli e la speranza, il sogno nelle parole e nella musica di Gilberto Mazzi con la sua “Se potessi avere mille lire al mese”. Sicuramente non c’era da scrivere all’Inps – o all’Inpgi – per vedersi accreditare sul conto corrente i tanto agognati e mai sufficienti 600 euro. E mille lire al mese non voleva dire, allora, essere ricchi ma il benessere del borghese. Volendo fare un confronto, una cifra che oggi potrebbe corrispondere fra i 600 e i 900 euro. In questo caso la soglia minima di sopravvivenza. O forse allora eravamo meno esigenti? “Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare sarei certo di trovare tutta la felicità…”.

pf.nesti@piananotizie.it