FIRENZE – I suoi “ragazzi” sparsi fra le panche della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, le parole di monsignor Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno, a sigillare un’amicizia di lunghissima data, nata sui banchi di scuola. E a lenire il dolore di tutti coloro – tanti i presenti questa mattina in Duomo a Firenze – che hanno pianto la morte di Domenico Mugnaini, scomparso a 65 anni dopo avere lottato come un leone contro una malattia. Direttore di Toscana Oggi negli ultimi sei anni, a coronamento di una carriera che gli ha riservato tantissime soddisfazioni, amico e amato da chiunque abbia avuto a che fare con lui. A partire dalla sua famiglia, la moglie Barbara e i due figli, Andrea e Giovanni, prima di tutti, che lo hanno ricordato, questi ultimi, con parole dense di commozione di amore (“Ha chiuso gli occhi a testa alta”).
Ma è impossibile dimenticare il mondo di cui ha fatto parte e che oggi si è riversato a Firenze per un ultimo saluto che non ha avuto le sembianze di un addio. Impossibile, infatti, dimenticare “Dodo”, che come lo ha ricordato monsignor Bellandi, “si è consegnato in pace al Padre del cielo e adesso è arrivato al traguardo”. La loro, infatti, “è stata un’amicizia che neanche la morte puà spezzare, perché vera. E le cose vere non si spezzano”. Per poi “guardare” al mondo di cui “Dodo” ha fatto parte, quello del giornalismo e della comunicazione: “Tutti ricordano la sua grande professionalità, ed è così. In un ambito, non dimentichiamolo, che raramente è immune da sentimenti di invidia”. Citando San Paolo (“Non sia turbato il vostro cuore”) e Sant’Agostino (“Si rallegrerà in Dio il giusto”). Ma soprattutto ringraziandolo “per la testimonianza di vita che ci hai lasciato”.
Commosso anche il ricordo di monsignor Gherardo Gambelli, vescovo di Firenze: “Nel ricordare “Dodo” mi viene in mente proprio la parola amico, lui infatti è stato un amico vero per tutti”. Per poi riprendere alcune delle sue parole scritte in risposta alla lettera di una lettrice di Toscana Oggi: “Quella attuale non è una chiesa che resiste, ma che esiste. Non siamo in una fase di declino, ma di passaggio, il cuore resta sempre lo stesso e la speranza non è una parola astratta. E’ vero, la speranza non è una parola astratta, ha un volto e nomi precisi, quelli di “Dodo”…”. Così come è stato commosso il ricordo dell’arcivescovo Giuseppe Betori, che com Mugnaini ha collaborato a lungo fianco a fianco, gomito a gomito, che ha parlato con la voce rotta dall’emozione: “Voglio ribadire come la tua conoscenza sia stata un segnale di gratitudine al Signore, che ci ha donato la tua presenza. Fiorentino da sempre, nonostante le origini fossero quelle del Casentino, sei stato un uomo che saputo coniugare l’amore per la famiglia al servizio per la comunità. Ma sei stato soprattutto un amico a cui affidarsi e dal quale ricevere sostegno”.
