Inchiesta sulla fornitura di mascherine, le precisazioni di Estar

FIRENZE – Notizie che si susseguono, polemiche, prese di posizioni. La vicenda delle mascherine e dell’inchiesta delle fiamme gialle si sta arricchendo sempre più di ulteriori particolari. E, “in merito alle notizie emerse sulle mascherine acquistate da fornitori oggetto di indagine, salvo quanto in atto da parte di Estar stesso e della Regione a loro tutela […]

FIRENZE – Notizie che si susseguono, polemiche, prese di posizioni. La vicenda delle mascherine e dell’inchiesta delle fiamme gialle si sta arricchendo sempre più di ulteriori particolari. E, “in merito alle notizie emerse sulle mascherine acquistate da fornitori oggetto di indagine, salvo quanto in atto da parte di Estar stesso e della Regione a loro tutela sulle violazioni accertate dalle indagini”, Estar (Ente di supporto tecnico amministrativo regionale) intende fare alcune precisazioni.

“All’inizio del periodo di emergenza Covid-19, databile in Toscana con l’ultima settimana di febbraio, Estar e le Aziende Sanitarie hanno dovuto affrontare oltre alla situazione sanitaria anche gli aspetti relativi alla assoluta mancanza di dispositivi medici e di protezione da destinare agli operatori, ciò a causa delle mancate consegne da parte dei fornitori “abituali” legate, più che altro, alla emergenza in Cina e negli altri paesi”.

“Estar ha attivato, per sopperire a tali difficoltà di reperimento di mascherine chirurgiche provenienti dai fornitori “abituali”, forniture locali di mascherine in Tnt da 30 grammi a 3 strati bianche, denominate “Toscana 1”, che nulla hanno a che vedere con quelle di cui si parla dai vari mezzi di comunicazione. Infatti tali mascherine sono state testate dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze per quanto riguarda il potere di filtraggio e dal Laboratorio Pointlab, come riportato nell’ordinanza Presidenziale numero 17, che prevedeva, inoltre, che le stesse fossero utilizzate in sanità in mancanza delle altre classificate come Dispostivi Medici. Le mascherine prodotte sono state fornite alle aziende sanitarie nel periodo da fine febbraio alla prima settimana di aprile in mancanza o a integrazione delle “ordinarie” mascherine chirurgiche”.

“Non corrisponde al vero, quindi, che le “mascherine fuorilegge sono andate anche in sala operatoria”, perché Estar ha consegnato, nel periodo da fine febbraio a inizio aprile alle sale operatorie e ai reparti Covid delle aziende, prioritariamente le poche quantità disponibili di mascherine chirurgiche (ricordiamo inoltre che l’attività chirurgica ordinaria era interamente sospesa). Agli altri sanitari Estar ha consegnato le migliori mascherine che si potessero reperire sul mercato in quel momento, essendo esse state testate preventivamente con successo da un laboratorio universitario”.

“Dopo la prima settimana di aprile, a seguito anche della ripresa delle forniture di mascherine “ordinarie” e dei primi arrivi da parte del Commissario per l’Emergenza, le mascherine in Tnt sono state interamente destinate alla distribuzione gratuita ai cittadini toscani tramite la Grande Distribuzione Organizzata e la rete delle farmacie toscane. Per queste mascherine cosiddette “protettive” ricordiamo non ci sono particolari norme di attestazione o certificazione essendo ammessa, dall’Istituto Superiore di Sanità, anche la autoproduzione “casalinga” e ricordando comunque che tutte le mascherine avevano superato il test dell’università”.

“Estar-Regione Toscana quindi ha ordinato e ottenuto dai fornitori individuati, tra cui anche i tre oggetto di indagine, esclusivamente mascherine in Tnt bianco in 3 strati da 30 grammi destinate prima, in emergenza, anche alla sanità e, successivamente, distribuite ai cittadini. Estar-Regione Toscana non ha mai qualificato questi dispositivi come Dispositivi Medici certificati o autorizzati, ma semplicemente per ciò che erano. Le ultime consegne di tali mascherine da parte dei fornitori oggetto della indagine  risalgono alla fine di marzo, per quelle destinate alla sanità, ed a metà maggio per quelle destinate ai cittadini”.

“Da quanto sopra si evince facilmente che gli stralci di intercettazioni dei soggetti coinvolti, in cui si descrivono le attività fraudolente (la cosiddetta “giochessa” per beffare Estar) messe in atto per produrre mascherine con tessuti e caratteristiche diverse da quelle pattuite, non si riferiscono assolutamente alle mascherine prodotte per Estar ma presumibilmente alla commessa afferente alla Protezione Civile Nazionale. Non corrispondono infatti le date (prima consegna 29 maggio, seconda 5 giugno) né i prodotti (si parla di mascherine azzurre quindi chirurgiche o presunte tali). Pertanto anche il blocco dei pagamenti operato da Estar non ha a che fare con questi lotti di mascherine, ma è legato, ovviamente, alle indagini in corso e alla collaborazione prestata dall’ente agli inquirenti”.