SIGNA – Dopo le elezioni del 25 settembre, il Partito Democratico di Signa ha intrapreso un suo percorso. Lo ribadisce, in questa occasione, il segretario Federico La Placa. “Sono state fatte assemblee sul territorio, partendo dall’analisi del voto con l’assemblea degli iscritti, i segretari dei circoli, la giunta e i consiglieri e con la partecipazione anche di Stefano Giorgetti e Alberto Cristianini. Grazie al preziosissimo lavoro svolto da Alessandro Valguarnera, è stato possibile avere un quadro dettagliato e chiaro dell’evoluzione del voto a Signa: ha elaborato, infatti, tutte le informazioni relative al voto e ai dati dei singoli seggi offrendo un raffronto tra le politiche del 2018 e del 2022, considerando anche le comunali e le europee del 2019 e anche le regionali del 2020”.
Il Pd a Signa ha iniziato un suo percorso, da dove e da cosa?
“Abbiamo iniziato con tre assemblee degli iscritti: una con i circoli di Colli Alti e Sant’Angelo, una con Donizetti e Castello, una terza per San Piero a Ponti e San Mauro. Il dibattito è stato talvolta duro, sempre franco; tuttavia piacevole perché ho percepito l’orgoglio e la voglia di ripartire”.
Quali sono le istanze espresse dai circoli?
“In primis viene richiesta una maggiore unità all’interno del partito, a cominciare dal livello nazionale. Poi la necessità di fare velocemente un congresso, che sia decisivo per far ripartire il Pd con un ripensamento sugli errori fatti. Dobbiamo capire, una volta per tutte, dove vogliamo andare, chi desideriamo rappresentare e come. La società vuole sapere da che parte stai, senza ambiguità. C’è bisogno di introdurre temi chiave per la nostra azione politica, come la lotta alle disuguaglianze. Dobbiamo essere il partito non tanto dei lavoratori quanto del lavoro, dobbiamo impegnarci sulla questione ambientale e sulla crisi energetica. Non possiamo dimenticarci dei giovani e di pensare quale prospettiva vogliamo dare loro, della questione femminile e più in generale dei diritti”.
Un cambio di passo su una strada tracciata, quindi…
“Ho sentito forte la voglia di riscoprire la nostra identità e gli ideali che sono le benzina per far ripartire il motore. In questi anni abbiamo perso uno dei valori più grandi del Partito Democratico, lasciando che gli iscritti e i simpatizzanti si sentissero meno coinvolti nei progetti. È giunto il momento di tornare a motivare le persone che sono dentro al partito per darsi da fare con azioni concrete, come un presidio davanti a un’azienda, un volantinaggio, organizzare una nuova Festa dell’Unità. C’è più bisogno di autentica passione, che di calcoli e correnti…”.
Si riparte dalla base, quindi, non dai vertici?
“Dico basta con i congressi che si sono tenuti in modo che diventassero un votificio, dove abbiamo visto la gente votare e andare via senza partecipare ai lavori, tanto quello che interessava non era sostenere le idee quanto un candidato; queste cose devono finire. Di fronte a tutto questo, è giusto mettere in discussione i gruppi dirigenti e dare spazio a una classe rinnovata, dove le correnti non devono più avere il peso che hanno adesso. Basta con i nomi e le candidature che si confrontano sull’ennesima prova di forza tra correnti. Ricominciamo finalmente a parlare del futuro che vogliamo disegnare e dove vogliamo andare”.
Non vi interessano le alleanze e i rapporti con gli altri partiti?
“Se sapremo rimettere in moto il nostro partito, riaccendere l’entusiasmo nelle persone, che tornino protagoniste al posto dei dirigenti, allora dopo sarà più semplice parlare anche delle alleanze, con l’idea che il Pd sarà il motore del centrosinistra e non il rimorchio. Auspico che questo processo sia aperto anche a persone non iscritte al Pd; invito pertanto tutti coloro che non sono iscritti oggi, ma lo sono stati in passato, a tornare per darci il contributo necessario a ripartire da idee e lavori condivisi”.