La psicologa: “Là fuori c’è un mondo che ci aspetta: dopo due mesi di “straordinarietà”, dobbiamo riappropriarci della normalità”

CAMPI BISENZIO – L’abbiamo “incontrata” per la prima volta a metà marzo, quando l’emergenza sanitaria era al culmine della sua portata. E a due mesi di distanza, quando i problemi da affrontare sono sicuramente di diversa natura, abbiamo voluto sentire di nuovo il suo punto di vista. La nostra prima chiacchierata è stata nei giorni […]

CAMPI BISENZIO – L’abbiamo “incontrata” per la prima volta a metà marzo, quando l’emergenza sanitaria era al culmine della sua portata. E a due mesi di distanza, quando i problemi da affrontare sono sicuramente di diversa natura, abbiamo voluto sentire di nuovo il suo punto di vista. La nostra prima chiacchierata è stata nei giorni del servizio gratuito telefonico di sostegno psicologico dedicato appunto ai cittadini, alle famiglie con i bambini a casa ma anche agli stessi operatori, per gestire al meglio stress e problematiche. Quella che non a caso era stata “ribattezzata” “Linea telefonica Covid-19” e predisposta dall’Ordine degli psicologi della Toscana: ancora una volta, quindi, la consigliera Eleonora Ceccarelli, psicologa e psicoterapeuta, ci ha aiutato a capire meglio come viene vissuto questo momento dalla gente oltre a dare alcuni preziosi consigli per riuscire a “sopravvivere” e superare senza troppe ferite il periodo attuale. “Le due linee telefoniche dedicate ai cittadini hanno ricevuto, dall’inizio dell’emergenza al 25 aprile, circa 800 chiamate, con un boom di telefonate, come era prevedibile, il primo mese; ora, però, sono in chiusura mentre è sempre attiva la terza linea, quella che abbiamo riservato agli operatori sanitari”, realizzata con la collaborazione di Sipem (Società italiana psicologia dell’emergenza) e con l’ Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze e Pistoia. Insomma, si può dire che anche il virus ha avuto il suo “25 aprile”, la sua “Liberazione”: “In un certo modo sì, perché è stato in quella data che la situazione, almeno dal nostro punto di vista, ha iniziato a normalizzarsi. E se professionalmente eravamo “soddisfatti” dei risultati raggiunti, lo siamo stati altrettanto, se non di più, quando i problemi riscontrati inizialmente hanno iniziato a diminuire”. E adesso che ci troviamo in questa fase di “stand-by”, nella quale non ci sono più i picchi di contagi delle passate settimane ma non si hanno neanche molte certezze sul nostro futuro? “Ricerche recenti mettono in luce che tra i soggetti a rischio a livello di salute mentale, ci sono coloro che in passato non hanno mai avuto problemi, che non hanno mai avuto sintomi e che ora, invece, hanno avuto a che fare con un fattore di stress e di vulnerabilità. Quello attuale può essere un momento critico per tutti, anche perchè se all’inizio dell’emergenza sanitaria le persone avevano la “repulsione” verso la chiusura, adesso può scatenarsi l’effetto opposto, generato dal fatto che non c’è più la sicurezza di vivere fra le mura di casa”. Invece “è importante riappropriarsi della normalità dopo due mesi di straordinarietà e ritrovare quello che è il nostro posto nel mondo che ci circonda e che ci “appartiene”. Ovvero accettando le emozioni e la realtà che stiamo vivendo ma senza aspettare che sia il mondo a venire a cercarci a casa, perché così non è…”. Ma c’è un altro aspetto che è importante tenere presente, ovvero che “è del tutto normale vivere un bagaglio di emozioni come quelle attuali, anche contrastanti fra di loro. La cosa migliore è riconoscerle, dare loro un nome e provare a gestirle. Anche condividerle è importante, visto che in questo momento abbiamo la fortuna di riprendere la nostra socialità: sentirsi vicini ad altre persone che stanno vivendo la stessa situazione, fa sentire meno soli e meno diversi”. Proviamo quindi a capire quale è il modo più semplice per ottenere i risultati auspicati: “Vivere tutto con naturalezza, porsi nuovi obiettivi e pensare di raggiungerli. Obiettivi anche quotidiani, da vivere nel presente, in modo da non rischiare di bruciare le rispettive aspirazioni. E, nelle situazioni più critiche, avere anche il coraggio di chiedere aiuto”.