Lavorare meno per vivere sereni: i giovani under 35 tra precarietà e sogni. Indagine della Cgil

CAMPI BISENZIO – Cambia il concetto di lavoro, si modificano i desideri per gli under 35. Tra precarietà e salari bassi, i “giovani” puntano sul tempo libero e scelgono di lavorare meno e guadagnare meno anziché la soddisfazione professionale. È definitivamente abbattuto così il mito dello “yuppismo” degli anni ’80-’90. Le tendenze emergono da uno […]

CAMPI BISENZIO – Cambia il concetto di lavoro, si modificano i desideri per gli under 35. Tra precarietà e salari bassi, i “giovani” puntano sul tempo libero e scelgono di lavorare meno e guadagnare meno anziché la soddisfazione professionale. È definitivamente abbattuto così il mito dello “yuppismo” degli anni ’80-’90. Le tendenze emergono da uno studio della Cgil sui suoi iscritti under 35 (che sono 10mila – il 15% degli attivi – di cui 2mila under 25, numeri che sfatano stereotipi). Il campione intervistato ha come priorità salario, soddisfazione professionale e tempo libero (preferisce mantenere la stessa retribuzione lavorando meno, piuttosto che aumentare le ore in cambio di un salario più alto. Una scelta che segna una svolta culturale). Il rapporto col sindacato si salda nei luoghi di lavoro. Da questa indagine emerge anche un mondo del lavoro caratterizzato da scarse prospettive di crescita, riconoscimento insufficiente delle competenze, bassi salari e carichi di lavoro sempre più pesanti. Una realtà che frustra le aspettative di giovani con titoli di studio più alti rispetto alle generazioni precedenti, ma inquadramenti professionali più bassi. “Il questionario, proposto dalla Cgil Firenze e compilato da circa 500 giovani lavoratori e lavoratrici, restituisce – spiega Gianluca Lacoppola, segreteria Cgil Firenze – una generazione che vive un forte senso di insoddisfazione, alimentato da un sistema produttivo che investe poco sulla qualità del lavoro, sull’innovazione e sul riconoscimento professionale”. Alla mancanza di percorsi di crescita si sommano stress lavorativo, intensificazione dei ritmi e poco tempo libero (la conciliazione dei tempi vita-lavoro è ritenuta prioritaria, non basta più solo ‘lavorare e basta’).

Nonostante le difficoltà, la ricerca mostra dati incoraggianti per l’organizzazione: gli under 35 iscritti alla Cgil Firenze sono oltre 10 mila, pari a più del 15% degli iscritti attivi, un dato in linea con le altre fasce di età e che smentisce il luogo comune di una lontananza dei giovani dal sindacato (di fatto, la Camera del lavoro di Firenze è una delle maggiori organizzazioni territoriali di rappresentanza del mondo dei giovani adulti, se non la maggiore). Importante anche il nucleo degli under 25, oltre 2mila iscritti, su cui la Cgil intende intensificare il proprio lavoro di ascolto e rappresentanza. Significativa inoltre la presenza di giovani provenienti da paesi extra UE, che rappresentano il 23,5% degli iscritti under 35 – circa 2.300 persone – con un aumento rilevante rispetto al periodo pre-pandemico e una concentrazione nei settori più esposti e faticosi: agricoltura, edilizia, servizi.

Per gli intervistati, un “buon lavoro”, è quello con un salario adeguato, considerato il fattore più importante, seguono la possibilità di provare soddisfazione professionale e un migliore equilibrio vita-lavoro. Quasi nessuno si accontenta dell’idea di “lavorare e basta”, segno di una generazione che non rinuncia alla qualità della vita. Un altro elemento è il bisogno di stipendi più alti, poichè si sentono oppressi da condizioni lavorative pesanti e prive di soddisfazione e dalla preoccupazione di non trovare o conservare un lavoro stabile (in particolare le donne che, anche osservando le risposte, hanno una maggiore incidenza di lavori a termine e part-time). Per quanto riguarda il rapporto tra salario e orario il campione intervistato preferisce mantenere la stessa retribuzione lavorando meno, piuttosto che aumentare le ore in cambio di un salario più alto. Una scelta che segna un cambiamento culturale profondo rispetto alle generazioni precedenti, e che interpella anche il sindacato sulle nuove forme del lavoro e sulle priorità da tutelare. La maggior parte dei partecipanti al questionario ha conosciuto l’organizzazione attraverso la presenza dei delegati sui luoghi di lavoro e considera le assemblee lo strumento principale di contatto. Un dato che conferma quanto la presenza fisica del sindacato continui a rappresentare un riferimento fondamentale. “Serve un cambiamento profondo del mondo del lavoro – dice Lacoppola – perché non possiamo permettere che le nuove generazioni siano costrette a scegliere tra povertà lavorativa e instabilità. La loro voce è chiara: vogliono diritti, sicurezza e un futuro dignitoso. E il sindacato è e sarà al loro fianco”