L’economia toscana sotto la lente di Irpet: terzo anno di crescita nel 2016

SESTO FIORENTINO – L’economia toscana torna a crescere, anche nel 2016. Lo certifica l’Irpet, l’istituto per la programmazione economica della Regione, che questa mattina, con i ricercatori Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone, ha presentato il doppio rapporto annuale che pone sotto la lente dei ricercatori sviluppo economico e mercato del lavoro. La Toscana dunque cresce, […]

SESTO FIORENTINO – L’economia toscana torna a crescere, anche nel 2016. Lo certifica l’Irpet, l’istituto per la programmazione economica della Regione, che questa mattina, con i ricercatori Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone, ha presentato il doppio rapporto annuale che pone sotto la lente dei ricercatori sviluppo economico e mercato del lavoro.

La Toscana dunque cresce, lo fa lentamente (+0,7 per cento), ma è il massimo che il sistema può esprimere. Gli interventi possibili sono stati messi in campo e servirebbe adesso, suggeriscono dall’Irpet, “un cambio di passo da parte dell’Europa. In ogni caso è il terzo anno consecutivo che il Pil segna un avanzamento: succede dal 2014, quando il resto dell’Italia era ancora in recessione”. “Dunque si tratta di un fatto positivo, – sottolinea il direttore dell’Irpet, Stefano Casini Benvenuti – è un dato che consolida l’inversione di tendenza dopo anni di lunga sofferenza, anche se è del tutto evidente di come si tratti ancora di una crescita troppo debole per essere rassicurante”. In particolare il 2016 mostra un leggero rallentamento, sia rispetto all’anno precedente, che al resto del paese (in particolare alle regioni del nord-est). La domanda è se interpretare questo risultato come un fatto transitorio, ovvero “ se l’economia ha per sua stessa natura andamenti ciclici, – spiega ancora Casini Benvenuti – oppure sia l’indizio di difficoltà più strutturali”.

Per l’Irpet ci sono molti elementi che fanno propendere per la prima ipotesi piuttosto che per la seconda. Ci sarebbe il minor “effetto rimbalzo”, dovuto al fatto che la Toscana ha tenuto meglio delle altre regioni negli anni precedenti e dunque aveva meno da recuperare. C’è il peggioramento del contesto internazionale e questo non può non avere effetti su una regione come la Toscana che negli anni passati aveva ricavato impulso soprattutto dall’export, volano indiscusso. Nel 2016 invece la spinta maggiore alla crescita del paese proviene soprattutto, annotano i ricercatori di Irpet, dalla domanda interna, ancora troppo debole e che sconta la scarsa fiducia verso il futuro prossimo di imprese e famiglie.

“Il peggioramento del contesto internazionale – spiegano – ha avuto i suoi contraccolpi soprattutto su pelletteria e macchine di impiego generale (le turbine, per intendersi), due settori importanti per l’economia della Toscana che da soli coprono quasi un quarto dell’intero ammontare del’export regionale”. Le esportazioni della pelletteria si sono contratte del 4,9 per cento, quelle delle macchine del 9,6 per cento e tutte e due hanno largamente contribuito al debole risultato complessivo della crescita dell’export toscano, che segna appena un +0,6 per cento. Le difficoltà del secondo settore proseguono anche nella prima parte di quest’anno, intimamente legate alle vicende del petrolio; per la pelletteria il 2017 ha invece già visto un’inversione di tendenza e l’export è tornato ai livelli precedenti. Vanno bene, nel 2016 e in questo avvio di nuovo anno, anche agroalimentare, abbigliamento, calzature, farmaceutica e molte produzioni della meccanica, tutti settori importanti per l’economia toscana. Nel primo trimestre del 2017 le esportazioni sono di nuovo aumentate del 10,1 per cento.

E il lavoro? Complessivamente il 2016 si chiude con un segno positivo (+1,9%), che trova conferma anche nel dato tendenziale del primo trimestre 2017 (+1,6%). La Toscana è tra le regioni d’Italia che più hanno recuperato occupazione rispetto ai numeri precedenti alla crisi. “L’aumento dei dipendenti è diffuso a quasi tutti i comparti produttivi e in particolare alla manifattura, in cui spiccano i settori del cosiddetto made in Italy – mettono in evidenza dall’Irpet – chimica e farmaceutica vedono crescere gli addetti in modo significativo”, sottolinea Nicola Sciclone. La crescita dell’occupazione è evidente anche nel settore agricolo oltre a quello industriale (+2,2% nel 2016). Nei servizi permane la contrazione del comparto assicurativo, del credito e della pubblica amministrazione, mentre commercio e turismo mostrano andamenti positivi.

Il bilancio del primo trimestre 2017 per il comparto manifatturiero è il migliore addirittura degli ultimi sette anni. Spiccano tessile e abbigliamento (+6,2% nel 2016 e +7,7% nel primo trimestre 2017), pelletteria e concia (+2,6% e 4,4%) e delle industrie alimentari (+2,8% e 1,1%). Positivo anche il bilancio del metalmeccanico (+1,7% nel 2016 e +2,0% nel primo trimestre del nuovo anno), della farmaceutica (+4,0% e +2,5%) e della carta (+1,5% e +1,0%).

Allora tutto bene? Forse no: “La preoccupazione per il futuro del sistema, italiano anzitutto prima che toscano, è giusto che rimanga alta” dicono da Irpet. “Le imprese continuano a manifestare grandi difficoltà ad avviare nuovi investimenti e difficoltà altrettanto rilevanti riguardano la pubblica amministrazione; in Italia oramai il peso degli investimenti pubblici sta toccando il minimo storico, conseguenza delle difficoltà del bilancio pubblico, ma anche di normative che rendono estremamente difficoltoso avviare ogni processo di investimento. E senza investimenti la crescita non può che mantenersi su profili molto bassi, impedendo miglioramenti evidenti nella produttività del paese – se non contraendo il costo del lavoro – oltre al rischio di essere più esposti agli effetti di congiunture negative”.