L’uranio della Ginori serviva per esperimenti per la “porcellana nera”? La Procura apre un fascicolo

SESTO FIORENTINO – Forse c’è una spiegazione alla presenza di una quindicina di chili di uranio conservati in due contenitori di piombo a tenuta stagna in uno scantinato della manifattura della Richard Ginori di via Cesare. Secondo alcune indiscrezioni quel materiale radioattivo sarebbe stato immagazzinato in quel modo (apparentemente corretto nella sostanza, ovvero senza emissioni […]

SESTO FIORENTINO – Forse c’è una spiegazione alla presenza di una quindicina di chili di uranio conservati in due contenitori di piombo a tenuta stagna in uno scantinato della manifattura della Richard Ginori di via Cesare. Secondo alcune indiscrezioni quel materiale radioattivo sarebbe stato immagazzinato in quel modo (apparentemente corretto nella sostanza, ovvero senza emissioni nell’ambiente) sul finire degli anni ’50. L’uranio sarebbe stato importato illegalmente (altrimenti avrebbe potuto essere smaltito regolarmente) da un chimico dell’azienda che si era posto l’obbiettivo di realizzare la famosa “porcellana nera”, tipica di alcune regioni asiatiche. Gli esperimenti sarebbero falliti soprattutto per l’altissimo costo per realizzare quel tipo di porcellana tipico per i serviti da tè. Oltremodo, in quegli anni, ancora si sottovalutavano gli effetti della radioattività sulla salute pubblica. Così, quel carico scomodo, non potendo essere avviato nei depositi autorizzati perché sprovvisti di documentazione (bisogna ricordarsi che in quell’epoca si era in pieno periodo di “guerra fredda”) sarebbe stato immagazzinato in speciali contenitori in piombo e poi dimenticati nello scantinato dove sono stati rinvenuti alcuni giorni fa. Questa una versione della vicenda ricostruita attraverso alcune indiscrezioni. Ma la verità l’accerterà la magistratura visto che la Procura ha aperto un fascicolo nei confronti dei passati proprietari dell’azienda sestese.

Intanto, l’Arpat affiderà ad una ditta specializzata la rimozione e la messa in sicurezza del materiale rinvenuto mentre si assicura non vi siano problemi per i lavoratori e residenti nelle immediate vicinanze la fabbrica. Gucci risulta completamente estranea alla vicenda.