Matteo Lex, trent’anni da dirigente sanitario a Sollicciano: il suo racconto al Rotary

SIGNA – E’ stata una serata ricca di umanità quella che il dottor Matteo Lex, dirigente sanitario fino al 2015 del carcere di Sollicciano, ha regalato al Rotary, per la precisione al Club Michelangelo e al Club Bisenzio Le Signe che in questo modo hanno voluto promuovere “un incontro – si legge in una nota […]

SIGNA – E’ stata una serata ricca di umanità quella che il dottor Matteo Lex, dirigente sanitario fino al 2015 del carcere di Sollicciano, ha regalato al Rotary, per la precisione al Club Michelangelo e al Club Bisenzio Le Signe che in questo modo hanno voluto promuovere “un incontro – si legge in una nota – su un tema di cui poco conosciamo ma che spesso balza alle cronache e nel dibattito dei media: quello del sovraffollamento delle carceri, delle violenze, ma anche dei percorsi rieducativi. Vite di carcerati che si intrecciano con quelle degli agenti di custodia, degli educatori e dei dirigenti carcerari. Temi che spesso tornano anche nel dibattito politico ma che sempre finiscono per insabbiarsi nei meandri della burocrazia”. “Il carcere come microcosmo rispetto al macrocosmo della società civile in cui viviamo”: con queste parole la presidente del Rotary Club Bisenzio Le Signe, Chiara Pagni, ha introdotto Matteo Lex, “il carcere come un mondo parallelo e chiuso che, però, – come ha detto Lex – anticipa i fenomeni sociali ed è un importante “contenitore” degli stessi fenomeni sociali”. Raccontando poi delle difficoltà operative e burocratiche a mantenere una costante attenzione, da parte della direzione carceraria e della polizia penitenziaria, della rieducazione dei reclusi, “rieducazione che successivamente dovrebbe passare attraverso il lavoro e l’impegno a un successivo reintegro nella società. Purtroppo si assiste alla presenza di molti detenuti in attesa di giudizio, talvolta anche innocenti, a cui la carcerazione fa perdere l’identità sociale oltre alla libertà”. “Una serata – concludono Chiara Pagni – e Franco Pagani, che invece è presidente del Club Michelangelo – dalla quale siamo usciti tutti più arricchiti perché abbiamo capito che c’è tanta umanità anche laddove si suppone che ci siano solo dolore e pena”.