Mostre nei luoghi insoliti: “Intangibile” di Gustavo Maestre installazione nel Cimitero di Chiesanuova a Prato

PRATO – Mostra e luogo insoliti, ma di indubbio fascino quella di Gustavo Maestre allestita all’interno del Cimitero di Chiesanuova, per la prima volta in Toscana. L’artista venezuelano ma che vive e lavora anche a Firenze ha partecipato ad un progetto patrocinato dal Comune di Prato dal titolo “Arte nei cimiteri”. L’idea, ha detto Riccardo […]

PRATO – Mostra e luogo insoliti, ma di indubbio fascino quella di Gustavo Maestre allestita all’interno del Cimitero di Chiesanuova, per la prima volta in Toscana. L’artista venezuelano ma che vive e lavora anche a Firenze ha partecipato ad un progetto patrocinato dal Comune di Prato dal titolo “Arte nei cimiteri”. L’idea, ha detto Riccardo Farinelli curatore del progetto, “oltre alla valorizzazione del luogo e lo stimolo a considerarlo spazio di riflessione, ha fra le sue ambizioni anche quella di fornire punti di vista diversi, dando così del rapporto vita-morte spunti sorprendenti, frutto di elaborazioni culturali di popoli diversi”. 

L’installazione voluta da Gustavo Maestre, “Intangibile”, è il racconto gioioso di un concetto per l’Occidente molto triste e doloroso, quello della morte. Nell’area laterale del cimitero sono state collocati elementi che ricordano la vita attraverso il coloro, il gioco, l’allegria. Al centro un teschio colorato e vivace dove sono raccolte le esperienze dell’esistenza viste con gli occhi di un bambino: dai dinosauri, alle sfere per il gioco del lotto, da simboli portafortuna alle bamboline voodoo. Insomma c’è tutto proprio come nella vita. “Le installazioni che lo compongono – ha detto Farinelli – sono caratterizzate da due elementi: i teschi e i colori vivaci, ambedue estranei al modo europeo di concepire lo spazio del cimitero, i quali bastano per individuare la cultura Latino-americana, riferimento costante del lavoro di Maestre”. 

“Questo è un mio sogno e per realizzarlo in tanti mi hanno dato una mano – ha detto Maestre – quando ho vissuto in Messico ho visto che veniva celebrata la nascita, mentre vediamo la morte come tristezza e questa mia installazione vuole essere un omaggio ai bambini che non ci sono più”. In una vecchia cappella dimenticata sono stati collocati 17 teschi colorati con motivi vivaci, arance e frutti tappezzano invece il pavimento. Nella cultura occidentale c’è l’abitudine di ricordare i defunti portando loro i fiori, in quella sudamericana come nella cultura cinese, i morti vengono omaggiati con la frutta. “Da qui vorremo partire per costruire un percorso culturale – ha detto l’assessore alla città curata Cristina Sanzò – e di riflessione sulla vita e. Sulla morte coinvolgendo cultura diverse grazie anche alla personalità multietnica di Prato”. La mostra inaugurata questa mattina 9 aprile resterà aperta fino al 12 giugno.