FIRENZE – Aprire i locali che si trovano in zona gialla anche a cena. E’ la richiesta avanzata da Tutela Nazionale Impresa-Ristoratori Toscana, che rappresenta 40.000 aziende in Italia, alla presidenza del Consiglio, al ministro allo sviluppo economico Stefano Patuanelli, al ministro alla salute Roberto Speranza e al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per chiedere la riapertura immediata dei locali in zona gialla anche la sera.
“Perché, in zona gialla, a pranzo si può aprire e a cena no? Abbiamo chiesto ai prefetti di tutta Italia le prove scientifiche che sono alla base delle restrizioni. Lo abbiamo chiesto alla presidenza del Consiglio e alla Regione Toscana. Abbiamo avuto numerosi incontri a tutti i livelli istituzionali e siamo riusciti a far sentire la nostra voce. Alcune fonti ci dicono che sembra che il Governo stia valutando la possibilità di aprire i nostri locali anche a cena, nelle zone gialle. Speriamo sia così. Sarebbe una decisione che va incontro a migliaia e migliaia di imprese che ora stanno rischiando la sopravvivenza”, spiega il portavoce Tni-Ristoratori Toscana Pasquale Naccari.
Secondo una ricerca della Public Health England, “i ristoranti sono tra i luoghi più sicuri, meno rischiosi di supermercati e scuole. Inoltre, una nuova indagine pubblicata da un pool di scienziati in Lombardia evidenzia lo scarso impatto dei pubblici esercizi nella creazione di focolai: 3/4 avvengono in casa, il resto a lavoro o in altri luoghi. Solo lo 0,8% nei locali. Quindi non ha senso tenerci chiusi. Soprattutto considerando che siamo sottoposti a protocolli che sono tra i più rigidi di Europa e che le restrizioni che riguardano la capienza valgono sia a pranzo che a cena. Però vogliamo di più, non ci bastano gli studi: vogliamo che sia il Ministero alla salute a riconoscere i nostri locali come spazi sicuri e quindi a darci la possibilità di aprire la sera”.
Naccari aggiunge: “Noi stiamo lottando per salvare le nostre aziende, essere riconosciuti come luoghi sicuri e fare in modo che tutti i livelli istituzionali e l’opinione pubblica ci identifichino come luoghi sicuri. La protesta deve essere atta a legittimarci e non a delegittimarci. Noi continueremo a lottare per far sì che le nostre proposte siano riconosciute, questo è il nostro obiettivo. Questo è quello che ci tiene uniti e questo vuol dire fare sindacato allo stato puro. Lo facciamo per noi, per le nostre aziende, per i nostri dipendenti e per l’Italia che vive grazie alle nostre luci accese”.