Rsa, Stella e Giannelli (FI): “Piano regionale insufficiente e tardivo. Fare il massimo per impedire che scoppino nuovi focolai”

FIRENZE –  “Sono 500 i decessi avvenuti nelle Rsa toscane dall’inizio dell’epidemia, ben 119 da settembre a oggi. Un dato drammatico, 500 vite falciate dal virus. Un dato che dimostra come purtroppo la prima fase abbia insegnato ben poco e come non siano stati affrontati in maniera adeguata i problemi. Asl Toscana centro, Nord Ovest, […]

FIRENZE –  “Sono 500 i decessi avvenuti nelle Rsa toscane dall’inizio dell’epidemia, ben 119 da settembre a oggi. Un dato drammatico, 500 vite falciate dal virus. Un dato che dimostra come purtroppo la prima fase abbia insegnato ben poco e come non siano stati affrontati in maniera adeguata i problemi. Asl Toscana centro, Nord Ovest, sud est: in tutte e tre le aree di riferimento la situazione nelle Rsa ha presenta numeri drammatici in termini di perdite di vite umane, che non accennano a diminuire”: a parlare così sono Marco Stella, presidente del gruppo Forza Italia in Regione, e Giampaolo Giannelli, vice-coordinatore provinciale di Forza Italia Firenze.

“La Regione Toscana, solo ora, tardivamente ha approntato il piano “sicurezza e affetto”, – aggiungono – per cercare di mettere una pezza a una situazione estremamente grave. Il piano, tra l’altro, comprende la realizzazione di case di riposo Covid, più Usca, tamponi rapidi da realizzare ogni 2 settimane. Peccato che alcuni aspetti del piano registrano già le critiche degli operatori del settore. Le parole di Franca Conte, dell’Arat, che conta 8 strutture solo in provincia di Firenze sono molto chiare: “uno screening ogni 15 giorni non è sufficiente. Avere subito a disposizione i tamponi rapidi antigenici è fondamentale appena ci si rende conto di un caso sospetto”. E ancora Franca Conte ricorda come le strutture, in proprio, abbiano dovuto acquistare ben 100 tamponi per far fronte alle situazioni di emergenza…”.

“È quindi evidente sia a noi che agli operatori del settore – concludono – che molte Rsa sono in difficoltà. Che sono strutture particolari, delle vere e proprie bombe sociali, da trattare e curare in modo particolare, non come una normale struttura sanitaria. Occorre quindi fare il massimo per diminuire il pericolo di contagio, che avrebbe conseguenze devastanti. Le Rsa al momento registrano anche il problema del personale: la mancanza di dotazione è stimata in circa operatori, con tutte le conseguenze del caso. Occorre quindi dare ascolto alle richieste degli operatori iniziando dalla dotazione dei tamponi, facendo sì che sia congrua rispetto alle esigenze delle strutture. I test rapidi ogni 15 giorni sono davvero insufficienti e i problemi nelle Rsa rischiano nuovamente di deflagrare”.