Sesto Fiorentino: a Tel Aviv per amore. Il racconto di Alessandro Vicerdini volontario specializzato in “ponti aerei” per trapianti

SESTO FIORENTINO – “Tutto passa quando si sa di avere aiutato qualcuno, salvato una vita” dice  Alessandro Vicerdini da tre anni è volontario del Nucleo operativo di protezione civile logistica dei trapianti, che grazie alla sua ultima missione a Tel Aviv, in Israele, una giovane vita è stata salvata a Pavia. Vicerdini è uno di […]

Alessandro Vicerdini in aeroporto

SESTO FIORENTINO – “Tutto passa quando si sa di avere aiutato qualcuno, salvato una vita” dice  Alessandro Vicerdini da tre anni è volontario del Nucleo operativo di protezione civile logistica dei trapianti, che grazie alla sua ultima missione a Tel Aviv, in Israele, una giovane vita è stata salvata a Pavia. Vicerdini è uno di quegli “angeli” che volano da una parte all’altra del mondo per ritirare e consegnare organi per i trapianti come cuore, rene, polmone e fegato. Questa volta Vicerdini è partito per una missione ad alto rischio in Israele per ritirare il midollo osseo indispensabile per un paziente di Pavia. “Siamo preparati e seguiti fin nei minimi particolari dall’associazione – spiega Vicerdini – e sono solito fare viaggi per recuperare carichi preziosi. Questa volta però partire per Tel Aviv era un po’ rischioso, c’era stato l’attentato di Brugas in Romania e non ero molto tranquillo”. Vicerdini è partito sabato sera da Firenze con un volo per Francoforte dove ne ha preso un altro per Tel Aviv. “Sono arrivato tardi la sera – racconta – non ho avuto problemi. La mattina dopo sono andato a ritirare il materiale ed ho effettuato i controlli di routine. Poi sono partito per l’aeroporto ed è stato quello il momento più difficile. Ero a bordo di un taxi che è stato fermato dai militari israeliani per i consueti controlli. L’auto è stata rovesciata come un calzino dai militari con le armi spianate. Ecco quello è stato il momento peggiore”. Superato questo primo ostacolo Vicerdini ha dovuto fare i conti con i controlli dell’aeroporto israeliano. “Sono arrivato in aeroporto a notte fonda – racconta – tre ore prima della partenza prevista per le cinque proprio perché sapevo dei controlli capillari a cui sarei stato sottoposto”. Superato anche questo momento il volontario sestese è volato verso Milano. “La missione inizia quando ci viene consegnato il carico – dice – un po’ di paura c’è stata, ma quando ho saputo che grazie a questo viaggio una vita è stata salvata sono stato ripagato di tutto”.