Sesto Fiorentino: al Calamandrei gli insegnanti sospendono le attività scolastiche non obbligatorie

SESTO FIORENTINO – Indignati. Si definiscono così gli insegnanti dell’Istituto Calamandrei per la proposta del governo Monti di portare a 24 ore settimanali in aula l’impegno di lavoro senza aumento di stipendio. “Adesso le ore sono 18 – spiega Anna Tabacco – ma si tratta di quelle in aula, il nostro lavoro ci impegna, ed […]

SESTO FIORENTINO – Indignati. Si definiscono così gli insegnanti dell’Istituto Calamandrei per la proposta del governo Monti di portare a 24 ore settimanali in aula l’impegno di lavoro senza aumento di stipendio. “Adesso le ore sono 18 – spiega Anna Tabacco – ma si tratta di quelle in aula, il nostro lavoro ci impegna, ed è un obbligo, a svolgere altrettante ore, se non di più, per la preparazione delle lezioni e delle verifiche, correzione dei compiti, rapporti con le famiglie, svolgimento scrutini e degli esami”. Il lavoro dell’insegnante, spiegano, non si conclude con la lezione in aula. “Quello è solo la punta di un iceberg – dice Silvia Fissi – e a questo si aggiunge che con la Riforma Gelmini le classi possono avere un massimo di 35 alunni”. Per questo gli insegnanti, riuniti in un Collegio dei Docenti straordinario hanno deciso di sospendere tutte le attività non obbligatorie. Una “protesta spontanea” dicono esplosa sulla rete. “Niente gite scolastiche – spiega Tamara Taiti – niente uscite didattiche, scambi con l’estero e progetti europei, coordinamento dei consigli di classe e anche il ricevimento delle famiglie sarà limitato ad un giorno al mese. Niente di tutto quello che aveva aiutato a far crescere la scuola in questi anni”. Gli insegnanti bloccheranno anche l’analisi e la valutazione dei testi da adottare in classi. “Sospendiamo quelle attività – precisa Marisa Cestelli – per le quali non sono state già presi impegni, attività non obbligatorie che di solito sono svolte con lavoro gratuito o retribuito con 9 o 11 euro lordo”. Al Calamandrei, 1400 studenti, sono 130 gli insegnanti e il documento è stato votato da quasi tutti i docenti. “Ai nostri studenti abbiamo spiegato quanto sta avvenendo – dice Gianni Boddi – quello che stiamo facendo non è contro studenti o famiglie, è perché vogliamo che non si perda la qualità della scuola. Ora, invece, il nostro lavoro viene mortificato”.