Signa: ecco com’è che non ho potuto votare al ballottaggio tra Bersani e Renzi

SIGNA – Mio babbo mi raccontava spesso di un suo ex collega (il nome era ed è tutto un programma…) che nella tasca della giacca teneva sempre bene in vista L’Unità. Poi, quasi di nascosto, leggeva La Nazione ma l’importante era che si vedesse il quotidiano del Partito Comunista, che ci fosse la dimostrazione evidente […]

SIGNA – Mio babbo mi raccontava spesso di un suo ex collega (il nome era ed è tutto un programma…) che nella tasca della giacca teneva sempre bene in vista L’Unità. Poi, quasi di nascosto, leggeva La Nazione ma l’importante era che si vedesse il quotidiano del Partito Comunista, che ci fosse la dimostrazione evidente dell’appartenenza, il resto non contava niente. Perché questa premessa? Per far capire ai nostri lettori come mai non ho potuto votare al secondo turno delle primarie Pd per la scelta del candidato premier alle politiche del 2013. Una scelta sicuramente non di campo ma dettata dagli avvenimenti, più o meno recenti, politici del nostro paese. Domenica scorsa, infatti, non ero a Firenze, come dimostra il biglietto numero JI3444013 per Roma acquistato il 7 novembre alla stazione di Signa, e sono rientrato dalla capitale – raggiunta il venerdì pomeriggio – il lunedì mattina (in questo caso a testimoniarlo è il biglietto numero JI3444014, acquistato a Signa sempre il 7 novembre). Sapendo quindi da tempo di non essere in città il giorno scelto per le primarie dal Partito Democratico, ho preferito non registrarmi, anche perché non era scontato e non era scritto da nessuna parte che si andasse al ballottaggio. Ma dentro di me pensavo, nel caso questa eventualità fosse diventata realtà, di avere una “giustificazione” valida per potermi presentare oggi al seggio. Pertanto, come specificato più volte nell’ultima settimana, entro venerdì sera alle 20 ho scritto una mail all’indirizzo firenze@primarieitaliabenecomune.it chiedendo di partecipare al secondo turno, dichiarando di poter allegare la documentazione che giustificava la mia assenza da Firenze il 25 novembre (sembra quasi di essere tornati ai tempi della scuola, manca solo il libretto e il desiderio di passarla liscia falsificando la firma di uno dei genitori…) e lasciando anche il mio numero di telefono. D’altronde i giornali e le televisioni parlavano chiaro: “entro sabato il coordinamento provinciale per le primarie, dopo aver valutato caso per caso, comunicherà agli elettori se la richiesta è stata accettata o meno”. E la stessa cosa hanno fatto altre persone nella mia stessa situazione, alcune schierate apertamente per il Pd, altre “incuriosite” dal momento politico che stiamo vivendo (come il sottoscritto) e per questo intenzionate a far sentire la propria voce. Magari, ci siamo detti, può essere davvero l’occasione per veder cambiare qualcosa… E ieri mattina ci siamo alzati tutti fiduciosi, nella speranza che prima o poi una risposta sarebbe arrivata, anche negativa: d’altronde il coordinamento provinciale per le primarie valutava caso per caso, non restava altro da fare che aspettare fiduciosi… E invece, con il passare delle ore, la nostra speranza si è trasformata in delusione: infatti, a parte qualche mail di natura commerciale e alcuni sms di amici, dal coordinamento provinciale per le primarie non è arrivata alcuna comunicazione e lo stesso è successo alle altre persone che, come me, si erano mosse allo stesso modo. Anche un flebile tentativo al seggio si è rivelato vano: votare insomma non è stato possibile. Il rispetto delle regole, certo, salvo poi aprire i giornali di oggi e leggere che il record dei cancellati è andato proprio alla Toscana (a Firenze sono state accolte solo dieci domande su diecimila). E la chiamano partecipazione…
Pier Francesco Nesti