Storia d’amore tra Sesto e l’Argentina raccontata da un piatto della Ginori

SESTO FIORENTINO – Lui, lei e il piatto della Ginori. Una storia d’amore dall’altro capo del mondo con le radici nella manifattura sestese. E’ quello che accadde nel ’24 quando le famiglie Piazza e Marchisio si unirono in matrimonio in Argentina, la terra che ha accolto tanti italiani. Per il matrimonio della figlia Maria, Lorenzo […]

SESTO FIORENTINO – Lui, lei e il piatto della Ginori. Una storia d’amore dall’altro capo del mondo con le radici nella manifattura sestese. E’ quello che accadde nel ’24 quando le famiglie Piazza e Marchisio si unirono in matrimonio in Argentina, la terra che ha accolto tanti italiani. Per il matrimonio della figlia Maria, Lorenzo Piazza decise di regalare agli sposi un servito della Richard Ginori sul quale venne apposto il marchio della famiglia Marchisio. Nella fabrica sestese si lavorò fino a produrre un servito completo comprendente 24 pezzi per ogni piatto da portata. La spedizione e fotol’arrivo in Argentina, il matrimonio e quel servito che segna un legame non solo tra i due sposi, ma anche con l’Italia. E proprio in Italia, una discendente della Famiglia Piazza-Marchisio incontra, per caso, un gruppo di sestesi. E, sempre per caso, scoprono di avere qualcosa in comune: un piatto della Ginori. Il legame si stringe ancora di più. La storia del piatto che suggella la storia d’amore diventa uno spettacolo teatrale, mentre il piatto torna in patria, a Sesto di nuovo come dono, questa volta, da parte dei discendenti della Famiglia Piazza Marchisio. Torna di nuovo dove era stato realizzato alla GInori, anche se questa volta, custodito in una teca del Museo di Doccia.

Sulla storia d’amore con piatto gli studenti del Calamandrei hanno messo in scena al Teatro San Martino, ieri sera, una commedia per la regia di Eugenio Nocciolini alla presenza di Susanna Marchisio e del fratello Tino arrivati dall’Argentina proprio per far tornare a Sesto il piatto poi donato al Museo Ginori. E così si chiude la storia e il piatto torna a casa in una teca del Museo.

Foto gallery di Roberto Vicario