SESTO FIORENTINO – Trolley e cartelli per dire “basta al precariato al Cnr” è stato il flash mob attuato questa mattina dai ricercatori Cnr del Polo scientifico. I ricercatori e le ricercatrici si sono incamminati con le loro valigie come simbolo del loro “fine lavoro” con la conclusione dei finanziamenti Pnrr. “Dopo tanti anni di formazione e lavoro al Cnr ci troviamo con la valigia in mano. – dice Francesco Cappelli – Siamo ricercatori precari chiediamo di avere riconosciuto il nostro diritto ad avere un lavoro stabile, ma chiediamo anche che l’investimento che l’ente e tutto il Paese ha fatto non vada disperso. Nel momento in cui i ricercatori precari sono costretti ad andarse questo significa che le varie linee di attività muoiono.L’attività materiale nei laboratori e la ricerca viene portata avanti da lavoratori precari”. In contemporanea con la manifestazione davanti alla sede sestese del Cnr si è tenuta anche un flash mob al Cnr di Roma con lo scopo di spingere l’ente ad attivare le procedure che dovrebbero portare poi alle previste stabilizzazioni, ma che al momento sono bloccate e rischiano per questo ritardo di non essere realizzate.
“Dopo tanti anni di formazione e lavoro al Cnr ci troviamo con la valigia in mano. – dice Francesco Cappelli, ricercatore – Siamo ricercatori precari e ci sono tante altre figure che meriterebbero di essere stabilizzate tecnologi e tecnici amministrativi, tutti svolgono un ruolo importante per la struttura. Chiediamo di avere riconosciuto il nostro diritto ad avere un lavoro stabile, ma chiediamo anche che l’investimento che l’ente e tutto il Paese ha fatto non vada disperso. Nel momento in cui i ricercatori precari sono costretti ad andarse questo significa che le varie linee di attività muoiono.L’attività materiale nei laboratori e la ricerca viene portata avanti da lavoratori precari”. “La nostra speranza – aggiunge Angela Frascella, ricercatrice – è che vengano utilizzati questi fondi entro il 31 dicembre 2025 come stabilito dalla normativa. Spero tra un anno di avere vita migliore possibilmente qui. Altrove è difficile ricollocarsi per età e per formazione”.
“Io e Angela siamo due membri del coordinamento dei precari uniti del Cnr, – aggiunge Cappelli – un movimento che si è costituito da molti anni per combattere questa piaga, il precariato nel nostro ente. Quello che fa è collaborare con i sindacati per portare avanti iniziative sia a livello di movimentazione che tavoli di contrattazione con l’ente a livello ministeriale per portare fondi e risolvere questa situazione. Siamo in fase di stallo perchè ci hanno concesso un finanziamento per avere dei posti a tempo determinato per ricercatori precari però la procedura sta andando per le lunghe per problemi burocratici e nel frattempo i nostri contratti scadono. Rischiamo di restare a casa”.
“L’aspetto più deteriore della faccenda – spiega Giovanni La Penna Rsu Cgil Cner – è che esistono gli strumenti normativi per assorbire queste persone che sono state formate con il finanziamento del Pnrr dipende dagli enti la volontà di applicarli, il Governo dovrebbe metterci de suo e quindi mettere consistenti finanziamenti per rendere solido quello che è stato un investimento europeo per la ricerca in Italia”.
L’iniziativa di ieri, spiegano i ricercatori e le ricercatrici Cnr “si collega a quello di lunedì scorso, quando le assemblee precarie dell’università manifestarono in occasione dello sciopero dei precari promosso dalla Flc Cgil e insieme i due appuntamenti costituiscono un grande grido d’accusa nei confronti del governo, che pare non avere alcuna intenzione di stabilizzare questo personale altamente qualificato, di fatto cacciandolo dal sistema della ricerca del nostro paese. Un’idea profondamente sbagliata, che ritiene la ricerca solo un ambito di sfruttamento della produzione scientifica e intellettuale fino a quando fa comodo”.


