Vertenza ex Gkn, Rsu: “Senza fondi pubblici, Qf non sta in piedi e non ci può essere piano di reindustrializzazione”

CAMPI BISENZIO – A conclusione dell’incontro al tavolo Mise sulla vertenza ex Gkn, un incontro richiesto dallo stesso Ministero al proprietario di Qf per fare chiarezza sul piano di rilancio dello stabilimento di Campi Bisenzio, dopo il nulla di fatto dell’incontro del 31 agosto scorso, ha preso posizione anche la Rsu: “Senza fondi pubblici, Qf […]

CAMPI BISENZIO – A conclusione dell’incontro al tavolo Mise sulla vertenza ex Gkn, un incontro richiesto dallo stesso Ministero al proprietario di Qf per fare chiarezza sul piano di rilancio dello stabilimento di Campi Bisenzio, dopo il nulla di fatto dell’incontro del 31 agosto scorso, ha preso posizione anche la Rsu: “Senza fondi pubblici, Qf non sta in piedi. Senza un contributo di 3 a 1 da parte del pubblico non c’è piano industriale. Ma a sua volta Qf è oggi una contoterzista senza ricerca e brevetti. A questo punto la collettività deve pretendere che insieme all’intervento con soldi pubblici, ci sia un controllo e un piano pubblico. È così, è come sapevamo, è come diceva il Collettivo di Fabbrica. E se avessero ascoltato il nostro piano di reindustrializzazione ora avremmo una fabbrica socialmente integrata al servizio del territorio. E così alla fine dovrà essere. Noi siamo la classe operaia che si fa classe dirigente. Sapremo prenderci le nostre responsabilità, senza lagnarsi e con gioia. Firenze, territorio, solidali, ci vediamo presto. Stiamo “appiccicati”, perché qui rimarremo fino alla fine”.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Unione sindacale di base: “Il tavolo di ieri presso il Ministero dello sviluppo economico non sembra avere dipanato i numerosi dubbi sul reale valore del progetto della Qf Spa che ha presentato di fatto in modo formale la bozza di “piano di sviluppo” che in linea teorica dovrebbe portare al contratto di sviluppo, strumento di intervento finanziario istituzionale simile all’accordo di programma. Il tempo passa, che piaccia o meno la verifica istituzionale prenderà altro tempo. Ricapitolando: i famosi investitori non ci sono, QF di fatto balla da sola, e per poter muovere i suoi primi passi deve chiedere un intervento di stato a coprire quasi la metà dei finanziamenti necessari a far partire la produzione. In più questo avviene in assenza di un Know-How specifico o una presenza sul mercato pregressa. Specifiche su cui subentra sempre sibillina la questione del consorzio contenente “informalmente” i potenziali investitori e detentori di quel Knowhow e fette di mercato che servono a reggere tutta la partita”.

Per Usb, insomma, “continuano esserci troppe incognite e al tavolo ha chiesto con forza che si intervenga affinché emergano formalmente e con chiarezza gli investitori se ci sono. È inaccettabile che l’azienda ponga pregiudiziali (come quella di rimuovere il presidio davanti lo stabilimento) quando è evidente che la mancanza di chiarezza sta portando ad una spirale di sfiducia nei confronti di Borgomeo quasi senza ritorno. Deve esserci un piano, deve esserci il coraggio e gli impegni di chi vuole investire. E questi impegni garantiranno gli strumenti che servono a portare avanti il progetto industriale. Prendiamo atto dell’apertura della partita sul contratto di sviluppo che ovviamente consegna grosse responsabilità alle istituzioni, a cui è consegnato il compito della verifica della fattibilità, su cui noi oggi abbiamo richiamato la responsabilità, l’attenzione sulla trasparenza nei passaggi  dove continuiamo a rivendicare la necessità di un nostro coinvolgimento”.