Viaggio della Memoria. Adesso è il momento delle domande

SESTO FIORENTINO – Si conclude il viaggio della Memoria nei luoghi dei lager nazisti, di un gruppo di studenti del Calamandrei. Come Piananotizie abbiamo seguito il loro viaggio passo passo grazie ad un diario scritto dai ragazzi e alla loro insegnante Angela Frati. Oggi gli studenti rientrano a Sesto Fiorentino e oggi si chiude l’appuntamento […]

SESTO FIORENTINO – Si conclude il viaggio della Memoria nei luoghi dei lager nazisti, di un gruppo di studenti del Calamandrei. Come Piananotizie abbiamo seguito il loro viaggio passo passo grazie ad un diario scritto dai ragazzi e alla loro insegnante Angela Frati. Oggi gli studenti rientrano a Sesto Fiorentino e oggi si chiude l’appuntamento giornaliero. Grazie a tutti della collaborazione, ecco l’ultimo articolo.

“In quest’ultimo giorno ci troviamo sullo stesso treno con cui siamo partiti, pronti per affrontare il lungo viaggio di ritorno. Alle 11 abbiamo deciso di ritrovarci insieme per dare un giudizio sull’esperienza vissuta in questi giorni.
Fortunatamente siamo stati molto bene tra di noi e abbiamo creato un gruppo affiatato anche con altri ragazzi del treno: questa sintonia di amicizia ci ha aiutato ad affrontare meglio i momenti di maggiore commozione.
Riflettendo su ciò che abbiamo vissuto, le cose che ci hanno particolarmente colpito sono stati i segni delle unghie sulle pareti della camera a gas di Auschwitz 1 perché ci hanno fatto immaginare la disperazione che i deportati dovevano avere in quel momento; sembrava quasi di sentire le loro urla. Sapere che il tutto veniva controllato da un ufficiale delle SS tramite uno spioncino sulla porta per ben venti minuti – il tempo necessario per uccidere tutti i deportati dentro la stanza – ci ha fatto nascere tante domande: come poteva rimanere lì a guardare? Cosa provava nel vedere così tanta sofferenza? Può essere una persona così disumana da rimanere indifferente e trattare le persone come oggetti?
Anche il momento in cui abbiamo visto le tonnellate di capelli tagliati ci ha toccato profondamente. La quantità ci ha fatto impressione anche perché sapevamo che era solo una piccola parte rispetto alla totalità e perché i capelli sono comunque parte del corpo umano, parte di te, più che dei semplici effetti personali.
Nonostante ciò abbiamo scoperto che ci sono stati anche alcuni atti di umanità all’interno del campo. Un esempio è Padre Kolbe che nell’agosto del 1941 ha deciso di sacrificare la sua vita offrendosi al posto di un uomo che aveva moglie e figli da mantenere.
Grazie a lui quest’uomo è riuscito a sopravvivere e ad uscire dal campo.
Anche in mezzo al male, un granello di bene è possibile.

Chiara Bernardini, Giulia Bilotti, Marian Buga, Alice Ceragioli, Sara Colorito, Benedetta Curcio, Igor Lupi e Manuel Missere”.