Vilmo e Italo di Assieme preparano la valigia, ma prima incontrano Carlo (15)

CALENZANO – E’ il momento della partenza. Vilmo e Italo preparano la valigia per rientrare in Italia. Ma c’è ancora qualcosa da fare a Dakar, dove si trovano per conto di Assieme per la verifica annunale della scuola che l’associazione ha costruito. C’è una persona da incontrare: Carlo, conosciuto più di venti anni prima in […]

CALENZANO – E’ il momento della partenza. Vilmo e Italo preparano la valigia per rientrare in Italia. Ma c’è ancora qualcosa da fare a Dakar, dove si trovano per conto di Assieme per la verifica annunale della scuola che l’associazione ha costruito. C’è una persona da incontrare: Carlo, conosciuto più di venti anni prima in un’altra missione. Ecco la pagina del diario di Assieme.

“Domenica 10 marzo. Oggi il grande lavoro lo facciamo a casa, tutto per lasciare una chiara documentazione e, dopo controlli incrociati, una contabilità pulita a Christine. Lo abbiamo solo interrotto per andare a pranzo con l’amico Carlo con cui ci incontriamo al Radisson Blu Hotel, sede degli uffici della Comunità Europea. È sempre un gran piacere passare un po’ di tempo con lui e ogni volta abbiamo un sacco di cosa da raccontarci. Lo conobbi in un’occasione molto particolare, ai tempi in cui Assieme era impegnata nei territori della ex-Jugoslavia. Era un freddo inverno dell’inizio del 1996 e con lui passai undici giorni nella zona di Knin, da pochi mesi riconquistata dall’esercito croato e ancora militarizzata, per effettuare un monitoraggio che ci aiutasse a capire come avrebbero sistemato i profughi di etnia croata, che seguivamo nei campi sulla costa, nelle case abbandonate dalla popolazione serba dopo la pulizia etnica (anche qui, di questa esperienza ci sarebbe da scrivere un libro!). Da allora siamo sempre rimasti in contatto, nonostante ci si incontri poco visto il suo lavoro che lo porta sempre in giro per il mondo.
Dopo quasi tre piacevoli ore insieme a lui (ci siamo stati un bel po’ a tavola, vero?), rieccoci a lavorare ed io traduco in francese tutto il materiale elaborato, pronto ad essere consegnato domattina. Intanto Christine, a Toubab Dialaw, aveva appuntamento con i nostri studenti universitari e domani ci racconterà i risultati dell’incontro.
Finiamo la giornata con un po’ di impazzimento per incastrare nelle valigie tutto ciò che dobbiamo portare a casa. Riusciamo addirittura a proteggere in una scatola, con una imbottitura di nostri calzini, il modello in cartone della “Casa degli schiavi” di Gorée (cm 45x30x25) regalatoci a Yène, e infilarlo dentro!
A cena, l’ultima pastasciutta a Dakar: fusilli conditi con un barattolino di sugo alla provenzale, marca Panzani. Ed è anche l’ultima sera in cui dormiamo in questa casa a cui ci siamo anche un po’ affezionati”.

Foto di Assieme