CAMPI BISENZIO – Sembra possa esserci un chiarimento sul caso di positività di William Frullani, risultato positivo al doping alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014.
E’ lo stesso legale che assiste l’atleta campigiano, l’avvocato Giovanni Fontani, a rendere noto che “dopo lo stupore per la positività a Sochi, William Frullani aveva subito indicato nella memoria difensiva presentata alla Commissione disciplinare del Cio la lista degli integratori che utilizzava”. Al suo rientro in Italia Frullani ha consegnato gli integratori alimentari al laboratorio dell’Università di Torino per le analisi. L’avvocato Fontani fa sapere che “gli esami hanno individuato la sostanza che ha provocato la sua positività (dimetilpentilamina) in un integratore che l’atleta assumeva a fine allenamento”.
E’ lo stesso Frullani, su un social network, a trarre un’evidentissima conclusione: “il test effettuato a Sochi risale alla mattina del 18 febbraio, 5 giorni prima della gara. La sostanza riscontrata era uno stimolante che non avrebbe senso assumere 5 giorni prima della competizione. Tra l’altro questa sostanza in genere viene ricercata solo nei controlli in gara, proprio perché fuori gara non verrebbe mai assunta. La sostanza in questione non era indicata in etichetta ed era illegalmente presente nel prodotto”.
Frullani ha avviato una causa civile e penale contro l’azienda che produce rale l’integratore, un noto marchio del settore regolarmente in vendita in Italia, già segnalato alle autorità competenti in materia di antisofisticazione. L’uso della dimetilpentilamina negli integratori è vietato sia in Europa che negli Usa.
R. V.
Caso Frullani. Le analisi chiariscono le responsabilità. Citata un’azienda produttrice di integratori
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