FIRENZE – Da emergenza sanitaria a catastrofe economica. Per l’economia e le imprese, il bilancio del primo anno di pandemia è un bollettino di guerra: dal primo lockdown alla seconda ondata, dodici mesi di convivenza forzata con il virus sono costati all’Italia una riduzione di 183 miliardi di euro del Pil e di 137 miliardi per i consumi, di cui 36 da addebitare all’assenza di turisti; abbastanza da riportare la spesa ai livelli del 1997, un passo indietro di 24 anni. Una catastrofe che ha già “licenziato” 262.000 lavoratori autonomi e che non è ancora terminata: se non arriveranno sostegni adeguati, nel 2021 rischiano di cessare l’attività 450.000 imprese, per una perdita di circa 2 milioni di posti di lavoro. È quanto emerge dal dossier “Le imprese nella pandemia: marzo 2020 – marzo 2021” , predisposto da Confesercenti per fare il punto sull’impatto della crisi generata dalla pandemia sul sistema economico, a un anno di distanza dal primo lockdown.
“La perdita di consumi e prodotto interno lordo – spiega il presidente di Confesercenti Toscana Nico Gronchi – è stata causata, in primo luogo, dalle restrizioni alle attività e al movimento delle persone attuate per contenere la diffusione del virus, dal lockdown alla classificazione per zone e fasce di rischio per regione. Considerando solo i servizi di mercato, durante questo anno di pandemia circa 2,6 milioni di imprese sono state sottoposte a limitazioni, per periodi differenti per regioni e comparto di attività: si va da un minimo di 69 giorni di chiusura completa ad un massimo di 154 giorni per i pubblici esercizi. In media, i pubblici esercizi sono rimasti chiusi completamente per 119 giorni e in Toscana dopo l’Abruzzo si è toccato il record di 143 giorni”.
“Da un anno – ha continuato Gronchi – la crisi pandemica condiziona la nostra vita e il nostro lavoro e solo in Toscana sono a rischio chiusura 3.407 pubblici esercizi e 1.004 negozi moda. E’ urgente intervenire con gli indennizzi per le imprese attraverso il Decreto legge Sostegni che il Governo si appresta a varare . Un decreto atteso con ansia dalle imprese, e che deve essere l’occasione per superare le criticità riscontrate nei precedenti ristori che hanno fatto arrivare alle imprese poco più di 10 miliardi (Dl Rilancio ¬ 6.636.000.000 Dl Ristori ¬ 3.385.000.000 Dl centri storici ¬ 87.000.000 ) a fronte di perdite di 148 miliardi di valore aggiunto, con una media di intervento di 3.044 euro”.
“Con questi numeri – ha concluso il presidente di Confesercenti Toscana – le ipotesi circolate in queste ore rappresenterebbero un’ulteriore beffa per molte imprese. Sebbene sia positivo il superamento del codice Ateco come criterio di selezione delle imprese, troviamo inaccettabile il colpo di spugna sulle perdite subite dalle imprese nel 2020 e mai ristorate. Chiediamo che si corregga la linea: ci sono migliaia di imprese in attesa” .