Giacomo Tesi (associazione In Pista!): “No alla guerra Firenze-Pisa: fare sistema è la risposta. Altrimenti…”

FIRENZE – A prendere posizione sulla “diatriba” in corso fra gli aeroporti di Firenze e Pisa, è Giacomo Tesi, portavoce dell’associazione InPista!. “Fuor di metafora e ben al di sopra di qualsiasi analisi socioeconomica, – dice Tesi – si scontrano due visioni sul tema: Pisa rivendica il proprio ruolo di “Porta della Toscana” e vorrebbe farlo […]

FIRENZE – A prendere posizione sulla “diatriba” in corso fra gli aeroporti di Firenze e Pisa, è Giacomo Tesi, portavoce dell’associazione InPista!. “Fuor di metafora e ben al di sopra di qualsiasi analisi socioeconomica, – dice Tesi – si scontrano due visioni sul tema: Pisa rivendica il proprio ruolo di “Porta della Toscana” e vorrebbe farlo attribuendosi anche la veste di aeroporto di Firenze (preferibilmente come player unico), con tutti i benefici in termini economici che ne conseguirebbero. Non è un caso che Ryan Air nel 1999 fece richiesta di operare su Pisa con la nomenclatura di Firenze quale scalo di arrivo. È abbastanza ipotizzabile che, a quell’epoca, qualche passeggero proveniente dall’estero abbia pensato di volare su Firenze e si sarà trovato a scendere al Galilei. Questa distorsione venne sanata nel 2003 rimuovendo questa curiosa anomalia. Dall’altra parte Firenze reclama l’attenzione che si deve a un capoluogo di regione che è il principale attrattore di turismo della Toscana, si caratterizza per avere il territorio più popoloso ed esprime, nella sua area metropolitana, oltre il 30% di tutto il Pil regionale”. 

Per quanto riguarda poi quella che può essere la “ricetta”, “ci sono, a nostro parere, due modi per uscire da questa antipatica dicotomia: cercare di tenere insieme un sistema duale ma forte nel suo complesso, perché espressione di una entità territoriale più vasta rispetto alle aree di riferimento e, per questo, capace di esaltarne le rispettive peculiarità sociali ed economiche, oppure insistere nel rivendicare le proprie ragioni di campanile nel nome del prestigio e del tornaconto del proprio territorio. Viviamo tempi nei quali le aggregazioni e le fusioni aziendali rappresentano il solo modo per stare sui mercati internazionali e dove “piccolo è bello” appartiene al trapassato remote. Come non capire che, domandarsi se una conceria di Santa Croce vale più di una pelletteria di Scandicci, è talmente miope da sfiorare l’autolesionismo. Chissà, magari l’una sarà fornitrice dell’altra. Di sicuro entrambe si rivolgeranno a chi offrirà loro servizi efficienti e funzionali, ovunque siano. Pensare a una guerra Pisa contro Firenze, che rappresentano nel loro insieme due minuscoli quartieri di Shangai, fa ridere per non piangere”. 

“Purtroppo è di tutta evidenza che la stragrande maggioranza della classe politica pisana preferisce il modello Ceccardiano del “Prima Pisa” rispetto a una visione più ampia della questione. A noi non piace questo clima di scontro, alimentato quasi esclusivamente dal versante pisano e avremmo preferito il dialogo alle rivendicazioni di parte. Se questo deve però essere il terreno di confronto, che si prenda atto che è il mercato a stabilire l’appetibilità di una destinazione. Se le compagnie aeree tradizionali preferiscono investire su Firenze pagando profumatamente per volare su questo aeroporto, diversa è la situazione di Pisa che è invece costretta a pagare le compagnie No frills per ospitarle presso il Galilei. Si deve però sapere che questo costo (oltre 10 milioni di euro l’anno) lo sostiene Toscana Aeroporti a testimonianza di quanto sia importante fare sistema. Sarebbe perfino troppo scontato affermare che sono i ricavi del Vespucci a tenere in vita il Galilei ma questa – pur non trattandosi di un dettaglio – sarebbe una visione miope alla quale non vogliamo sottometterci, ribadendo la necessità di una politica aziendale comune ai due scali ed a sostegno dei rispettivi territori”. 

“Chiedere però a Firenze di farsi da parte, perché questa sarebbe la sostanza, non ha senso; lasciamo poi perdere la questione del collegamento ferroviario con Firenze. Ancora nessuno è stato capace di indicare chi sarà l’ente che tirerà fuori, al di là delle complessità tecniche, dai 2 agli 8 miliardi di euro (e non sono dettagli) per una linea ferroviaria di AC o addirittura per la vaneggiata AV, che sappiano offrire un reale servizio di Train Shuttle come accade in tutti gli aeroporti di certe dimensioni. Né deve spaventare il fatto che la gestione delle società aeroportuali passi in mano privata, attraverso lo strumento delle concessioni che trasferisce la titolarità di un diritto in capo ad un privato ma non garantisce la proprietà delle strutture che restano in mano al demanio aeronautico. È bene ribadire che tutti gli aeroporti civili sono di proprietà dello stato”. 

“Preferiamo però quale gestore, una società solida e ad alto know-how nel proprio settore come Corporación America rispetto ad altri tipi di configurazioni societarie che avrebbero una minora capacità di investimenti e di adeguamento alle sollecitazioni del mercato. Stiamo parlando di una società che gestisce oltre 50 scali nel mondo, è quotata alla borsa di New York e, nel 2017, ha servito oltre 75 milioni di passeggeri nel mondo. La nostra associazione sostiene – conclude Tesi – la nuova pista dell’aeroporto di Peretola ma mai ci sentirete osteggiare lo sviluppo di Pisa. Abbiamo ben chiaro che sono due realtà che si tengono insieme e che l’una ha bisogno dell’altra. Pensare di affrontare una questione così complessa con concetti del tipo “prima Pisa”, significa non capire che le sfide della modernità si affrontano facendo sistema e cercando di trovare soluzioni condivise a questioni sicuramente complesse. La sola cosa da evitare è che, mentre si discute all’infinito e si attende che si affermi il concetto del prima qualcuno, non ci si rende conto che qualcun altro, spettatore interessato per la sua vicinanza, è già pronto a raccogliere questa sfida ed a fare un solo boccone di tutti i guelfi e ghibellini della nostra regione e delle loro anacronistiche dispute”.