Gli “auguri” di don Momigli per la Pasqua: “Concentrarsi sull’essenziale”

SESTO FIORENTINO – Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, che ci portiamo e ci porteremo sempre dentro al cuore. Momenti che fanno parte dell’”essenziale” di tutti noi. Quell’essenziale che viene rimarcato da don Giovanni Momigli nelle sue parole scritte per la Santa Pasqua. Entrando nel Triduo Pasquale del Signore, Crocifisso, Morto e […]

SESTO FIORENTINO – Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, che ci portiamo e ci porteremo sempre dentro al cuore. Momenti che fanno parte dell'”essenziale” di tutti noi. Quell’essenziale che viene rimarcato da don Giovanni Momigli nelle sue parole scritte per la Santa Pasqua.

Entrando nel Triduo Pasquale del Signore, Crocifisso, Morto e Risorto per la nostra salvezza, ho ancora nella mente il dialogo fra Pietro e Gesù, contenuto nel brano della Passione secondo Marco che ci è stata proposta la domenica della Palme. Facendo seguito ad alcune affermazioni di Gesù, Pietro gli dice: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». E Gesù di rimando, «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma Pietro, con ostentata sicurezza aggiunge: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Appare così convinto di se stesso, che il dubbio non lo sfiora, nonostante le parole di Gesù. Sappiamo poi com’è andata.
Quando siamo chiusi nelle nostre visioni, quando siamo convinti che basta essere in buona fede – e Pietro certamente lo era – niente ci scalfigge. Neppure le parole di Gesù riescono a smuoverci! Il nostro orecchio e il nostro cuore si chiudono perfino all’ascolto di Dio. E si rischia di essere «cristiani senza Cristo»; di non accorgersi di essere, insieme, vittime e fautori di quel «grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità», come lucidamente ha detto Joseph Ratzinger in una conferenza nel 1996.
L’antidoto a questo «grigio pragmatismo», lo indica Papa Francesco: concentrarsi «sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario» (Evangelii gaudium, 35). Perdere di vista l’essenziale – Cristo crocifisso, morto e risorto, che ci trasmette l’amore misericordioso del Padre e, nello Spirito Santo, ci rende partecipi della sua vita divina – ci impedisce di cogliere quello che Dio è per noi e quello che noi siamo per lui. E spesso porta ad attaccarsi a elementi che sono solo frutto di incrostazioni storiche e di consolidate abitudini, ma tutt’altro che essenziali.
Il Signore Gesù, con estrema chiarezza ci ha detto: «Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33), mentre noi, al massimo, siamo alla individualistica ricerca di Dio, senza altri riferimenti. Eppure, «la proposta del Vangelo non consiste solo in una relazione personale con Dio» e «tanto l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali» (Evangelii gaudium, 180).
L’evangelista Giovanni narra che, dopo essere stati avvertiti dalle donne della scomparsa del corpo di Gesù, il discepolo che Gesù amava, giunto per primo al sepolcro, «si chinò, vide i teli posati là… e credette». Si potrebbe dire che, per lasciarsi avvolgere dal mistero della Pasqua, bisogna chinarsi, abbassarsi, porsi in ricerca, animati dal desiderio che spinge ad andare sempre oltre.
In questa Pasqua, chiediamo in dono quel desiderio che ha mosso Maria Maddalena a non desistere dal cerare il suo Signore, neppure quando i discepoli si sono allontanati dal sepolcro vuoto. Se “spereremo contro ogni speranza”, potremo incontrare il Risorto, che è sempre alla nostra ricerca, e – come la Maddalena – potremo sentire che ci chiama per nome con amore.
Buona Pasqua!

Don Giovanni