Il 4 settembre l’anniversario della liberazione. “Ricordiamo Cabrini”

SIGNA – Il Comune si prepara ai festeggiamenti per l’anniversario della Liberazione, il prossimo 4 settembre. “Oltre alle vittime dei bombardamenti – scrive l’assessore alla Cultura Giampaolo Fossi – e degli stenti causati dalla guerra gli abitanti di Signa hanno dovuto subire violenze, assassinii, esecuzioni sommarie da parte di un esercito tedesco ormai in ritirata. […]

SIGNA – Il Comune si prepara ai festeggiamenti per l’anniversario della Liberazione, il prossimo 4 settembre. “Oltre alle vittime dei bombardamenti – scrive l’assessore alla Cultura Giampaolo Fossi – e degli stenti causati dalla guerra gli abitanti di Signa hanno dovuto subire violenze, assassinii, esecuzioni sommarie da parte di un esercito tedesco ormai in ritirata. I nomi dei numerosi civili uccisi dai tedeschi a Signa si aggiungono a quelli dei tredici martiri di San Piero a Ponti e a quello di Gianni Cabrini. Su Gianni Cabrini è necessario oggi spendere qualche parola in più perché, al di là del suo nome inciso all’interno della Cappella dei Caduti del Cimitero Monumentale di San Miniato e di qualche breve racconto in pubblicazioni storiche locali, il suo sacrificio sembra essere dai più dimenticato”.

castellettiCabrini era proprietario della Fattoria di Castelletti, che venne requisita dai tedeschi. Cabrini, secondo una nota del sindaco Vasco Nesti della Questura nel settembre del 1944, “reo soltanto di aver fatto delle rimostranze per i continui soprusi e vessazioni alle persone e alle cose, venne fucilato in presenza dei congiunti ed obbligato il fratello Cabrini Emilio a scavare la fossa che doveva servire per il suo seppellimento. Il fratello superstite venne catturato e deportato.”
Nell’avvicinarsi del settantesimo anniversario della sua esecuzione sono stati avviati degli studi finalizzati alla pubblicazione di una ricostruzione più precisa di questa terribile vicenda. “Talvolta – commenta l’assessore Fossi – le celebrazioni tese a mantenere viva la memoria di una nostra storia recente vengono tacciate, da più parti, di essere immagini di vuota retorica ma è proprio grazie ad una certa ritualità che ancora oggi i nostri cittadini uccisi settanta anni fa possono essere ricordati con un nome che la violenza nazista non è riuscita a cancellare”.