“Il libro del rifugio”, per raccontare insieme questi giorni. E arrivare… sulla cima

PIANA FIORENTINA – Gli amanti del mare avrebbero preferito fosse un diario di bordo. Ma per chi, come il sottoscritto, la montagna è più di una passione, quello che inizia oggi non può essere che un “Libro del rifugio”. Quel libro, ovvero, che si trova in tutti i rifugi alpini e dove gli escursionisti lasciano […]

PIANA FIORENTINA – Gli amanti del mare avrebbero preferito fosse un diario di bordo. Ma per chi, come il sottoscritto, la montagna è più di una passione, quello che inizia oggi non può essere che un “Libro del rifugio”. Quel libro, ovvero, che si trova in tutti i rifugi alpini e dove gli escursionisti lasciano la loro firma o descrivono l’itinerario che hanno intenzione di fare. E visto che in questo periodo, le nostre case sono diventate un rifugio sicuro, chi lo vorrà, potrà leggere il racconto di questi giorni “particolari”, visti da un’angolazione diversa, nel nostro “Libro del rifugio”. Nel fine settimana abbiamo parlato prima di civette e poi di campane ma anche di un ragazzo cinese che ha donato un quantitativo di mascherine ai clienti in coda di fronte a un supermercato di Campi Bisenzio. Oggi ci dedichiamo alla scrittura, restando sempre in tema ovviamente. Ah, si accettano segnalazioni, spunti, idee, critiche, tutto quello che volete per provare ad arrivare insieme sulla cima. Il mio indirizzo e-mail è pf.nesti@piananotizie.it. Mettete gli scarponi, si parte. Ma soprattutto scrivetemi.

Il Coronavirus ai giorni nostri e… ai tempi di Trilussa

Una delle mie abitudini (se sia giusta o sbagliata non spetta a me dirlo) è quella di mettere da parte i giornali dove ho trovato un articolo che mi ha incuriosito per poi rileggerlo con calma. E’ stato così anche per “Il Messaggero” di domenica 8 marzo, che mi è ricapitato oggi fra le mani, rigorosamente lavate sia prima che dopo, per un articolo di Mario Ajello dal titolo “Restiano a debita distanza: il consiglio di Trilussa il saggio”. Un bel “pezzo” in cui il giornalista del quotidiano di Roma affronta l’argomento Coronavirus partendo da “La stretta de mano” di Trilussa per arrivare ai giorni nostri. Un pezzo in cui riporta i geniali versi del grande poeta romano e tira in ballo alcuni suoi “colleghi” scrittori che “oggi si sprecano le meningi cercando di scalare le vette dello sprofondismo filosofico-sociologico, mentre lui, appunto, avrebbe tirato fuori alcuni dei suoi versi”. Versi sulla stretta di mano:

Quella de dà la mano a chicchessia,
nun è certo un’usanza troppo bella:
te pò succede ch’hai da strigne quella
d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia.

Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quann’ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d’una malatia,
che t’entra in bocca e va ne le budella.

Invece a salutà romanamente,
ce se guadambia un tanto co l’iggiene,
eppoi nun c’è pericolo de gnente.

Perché la mossa te viè a dì in sostanza:
“Semo amiconi … se volemo bene…
ma restamo a ‘na debbita distanza”.

Insomma, Trilussa aveva capito come comportarsi con il Covid-19 molto prima che arrivasse. Sono versi, infatti, che testimoniano  appieno quando uno scrittore è davvero popolare. Lo è quando riesce, con la naturalezza che solo il genio può avere, a raccontare i gesti quotidiani. Oggi, invece, leggendo alcuni suoi coetanei, una volta è stato il cambiamento del clima a provocare il virus, un’altra volta ancora è stata la cosiddetta società digitale, per finire con chi “esulta” di fronte “a questo esperimento coatto di decrescita felice”. Non saremo certo noi a dirvi il perché di questo virus, anche perché di “esperti in giro ce ne sono già tanti. Noi sappiamo solo che rivogliamo Trilussa, come medicina di saggezza.

Nella foto, l’interno del rifugio Payer, a 3.020 metri, in Val Venosta, dove sono già stato varie volte e dove naturalmente voglio tornare anche quest’anno…