La protesta di Natale dei pubblici esercizi, Fipe-Confcommercio non ci sta e dice “basta”

FIRENZE – Costretti a tenere le serrande abbassate, ristoratori e gestori dei pubblici esercizi italiani non intendono passare Natale e Capodanno in silenzio. Al contrario. A partire da oggi, 23 dicembre, e per tutta la durata delle festività, decine di migliaia di locali, a Firenze come nel resto d’Italia, esporranno un cartello di protesta all’indirizzo […]

FIRENZE – Costretti a tenere le serrande abbassate, ristoratori e gestori dei pubblici esercizi italiani non intendono passare Natale e Capodanno in silenzio. Al contrario. A partire da oggi, 23 dicembre, e per tutta la durata delle festività, decine di migliaia di locali, a Firenze come nel resto d’Italia, esporranno un cartello di protesta all’indirizzo del governo per dire: “Basta!”, al caos normativo degli ultimi mesi che continua a penalizzare le imprese del settore. Rabbia ed esasperazione riassunte nel manifesto unitario siglato da Fipe -Confcommercio, la principale associazione di rappresentanza dei pubblici esercizi.

“22 Dpcm, 36 decreti-legge, 160 giorni di chiusura, un numero imprecisato di ordinanze regionali, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato”, dice il presidente di Confcommercio Firenze Aldo Cursano, che di Fipe è presidente regionale e vice-presidente vicario nazionale, “per questo diciamo basta ad un governo che apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Siamo esausti e increduli”.

Il risultato è un settore al collasso che ha deciso di rivolgersi direttamente ai cittadini. “Noi vogliamo e siamo in grado di lavorare in sicurezza, – prosegue Cursano – per questo nel manifesto ci rivolgiamo ai nostri clienti: chiediamo loro di esserci vicini e di continuare a sceglierci, dove possibile, anche in queste difficili giornate. La loro gratificazione è la nostra forza e il nostro futuro”.

Al governo, i pubblici esercizi chiedono invece un altro tipo di Dpcm: Dignità, prospettiva, chiarezza e manovra. “La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione”, conclude il presidente della Confcommercio fiorentina.