Natale, gli auguri e la “riflessione” di don Momigli: “Abbiamo bisogno di essere rinnovati…”

SESTO FIORENTINO – “Fra pochi giorni celebreremo il Natale del Signore”. Inizia così la sua e-mail, un appuntamento, sia a Pasqua che a Natale, che per la nostra redazione è diventato tradizione. A scrivere è don Giovanni Momigli: “Ai miei più cari auguri, unisco la preghiera che mi accompagna in questi giorni di preparazione immediata”. […]

SESTO FIORENTINO – “Fra pochi giorni celebreremo il Natale del Signore”. Inizia così la sua e-mail, un appuntamento, sia a Pasqua che a Natale, che per la nostra redazione è diventato tradizione. A scrivere è don Giovanni Momigli: “Ai miei più cari auguri, unisco la preghiera che mi accompagna in questi giorni di preparazione immediata”. Don Momigli poi ci affida la sua riflessione per il Natale ormai alle porte, in questo “rivolgendosi” a Gesù:

“Signore Gesù, come ogni anno mi soffermo a contemplarti Bambino e come ogni anno i miei sentimenti e i miei pensieri sono diversi dai precedenti. Diversi, perché è inesauribile fecondità la contemplazione di quello che tu sei, «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv, 1,1), e del tuo essere venuto nel mondo, «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Diversi, perché, come per ogni persona, le relazioni vissute, le gioie, i dolori, le speranze, le angosce, i desideri, i fallimenti, le ferite della vita, gli stessi peccati, continuamente mi trasformano, rendendomi sempre diverso. Nel mio cuore e nella mia mente si incrociano riflessioni e domande. Cosa vo cercando? Vorrei dirti tante cose, ma non so «che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26). Però so che «mi scruti e mi conosci» (Sal 139, 1); che tu, Parola di vita, domandi il mio ascolto, prima che rivolga a te la mia voce. So, anzitutto, che tu mi ami. Ti sei fatto carne, per testimoniare un Dio innamorato dell’uomo. Un Dio che penetra negli angoli oscuri del nostro cuore, per guarirlo dal disamore, dall’individualismo, dalla solitudine. Dal tuo volto di Bambino, risplende su di noi l’amore del Padre. Un amore che non ha limiti, che è sempre in eccesso. Un amore che niente e nessuno può arrestare: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Rom 8,35). Questo amore in eccesso, fa risplendere di luce nuova la verità su Dio e sull’uomo e, nella vita di ciascuno, apre un diverso orizzonte e imprime ai nostri passi il coraggio per osare vie inedite. Sempre più incollati all’oggi, lamentosi e senza speranze significative, abbiamo bisogno che il tuo amore ci rinnovi, per rispondere alla tua chiamata; per poter tirar fuori con decisione le energie donate a ciascuno; per ritrovare la passione di spenderci alla costruzione di comunità interattive e solidali; per progettare il domani, e non doverlo poi rincorrere e subire; per non cadere nella seducente tentazione di illusorie e inesistenti risposte semplificate alla complessità delle questioni. L’inesauribile misericordia del Padre, apre all’amore e interpella la responsabilità di ciascuno. Come ogni donna e ogni uomo che viene in questo mondo, tu mi chiami a partecipare attivamente al dinamico cammino di misericordia: da Dio a noi, da noi ai fratelli. Nessuno può prendere il mio posto o rispondere per me! Ma le incertezze sono tante e mi frenato. E tu, paziente, facendo risuonare le parole che gli angeli rivolgono ai pastori, «Non temete… Oggi… è nato per voi un Salvatore» (Lc 2, 10.11), con amore mi dici: non temere! Signore Gesù, donami un cuore capace di ascolto e palpitante del tuo amore. Così che, purificato e fortificato da te, Parola che salva, ogni giorno possa dire: Eccomi! Vieni Signore Gesù. Vieni!”.

Don Giovanni