“Prove tecniche”: il libro consigliato è “A volte ritorno”

SESTO FIORENTINO – Continua la collaborazione con Francesca Santoni, che per ogni puntata di “Prove tecniche di trasmissione – Speciale estate” consiglia ai nostri ascoltatori un libro da leggere sotto l’ombrellone o in montagna. Questa settimana è stata la volta di “A volte ritorno”, scritto da John Niven per Einaudi. Qui di seguito la recensione […]

SESTO FIORENTINO – Continua la collaborazione con Francesca Santoni, che per ogni puntata di “Prove tecniche di trasmissione – Speciale estate” consiglia ai nostri ascoltatori un libro da leggere sotto l’ombrellone o in montagna. Questa settimana è stata la volta di “A volte ritorno”, scritto da John Niven per Einaudi. Qui di seguito la recensione scritta dalla stessa Francesca Santoni.

Avvertenze: libro decisamente sconsigliato ai “bacchettoni”.
Perché in “A volte ritorno”, John Niven racconta in maniera scanzonata e un po’ blasfema di una seconda venuta di Gesù tra gli uomini, un Gesù che ha ben poco in comune con la figura che ci hanno descritto al catechismo: suona la chitarra elettrica, fuma marijuana e si esprime inanellando una parolaccia dietro l’altra.
Anche Dio non disdegna né droghe né turpiloquio. E di ritorno da una breve vacanza che in termini terresti lo ha distratto dalle sorti dell’umanità per cinquecento anni, viene informato dal suo entourage di santi in merito ai disastri umanitari e ambientali dell’ultimo secolo: è quindi urgente, anzi, urgentissimo rispedire il Messia tra i peccatori, per ribadire quell’unico comandamento che Egli aveva trasmesso a Mosè e che è stato da quest’ultimo modificato e frammentato, forse per manie di protagonismo.
Stavolta la “location” è New York e i discepoli sono una banda di spiantati: alcolisti, omosessuali, tossici, prostitute; tutte vittime di quel perbenismo sempre pronto a gridare allo scandalo, ma mai a garantire un aiuto concreto. E Gesù, per diffondere l’unico vero comandamento di Dio, accetta di partecipare a un talent show…  L’autore gioca la carte dell’ironia per operare una critica caustica contro il razzismo, l’omofobia, la pedofilia, il bigottismo radicale e la società consumistica dei “quindici minuti di celebrità”. Il risultato è un libro spassoso e profondo allo stesso tempo: con il suo tono irriverente e sardonico fa ridere, fa pensare e sa  commuove. Certo, la scelta linguistica è decisamente sopra le righe e infarcita di parolacce, ma l’umorismo scaturisce anche dallo scontro tra l’immagine ufficiale della religione e il tono dissacrante della narrazione; quindi, se qualche bigotto storcerà il naso, sarà segno che Niven ha fatto davvero centro. Un unico rammarico: il testo è pieno zeppo di rimandi a brani e a band non propriamente famose e quindi destinati a lettori in possesso di una certa cultura musicale che io, ahimè, non ho. Mi viene quasi voglia di rileggerlo, con youtube a portata di click…