Rapporto donne e lavoro: sempre più istruite e preparate, ma ancora in secondo piano

FIRENZE – Le donne sono sempre più attive sul mercato del lavoro, ma spesso ancora i loro obiettivi professionali devono cedere il passo alle esigenze familiari. Hanno livelli di istruzione più elevati, ma molto raramente riescono a trovare spazi nelle posizioni dirigenziali. Il rapporto Irpet 2019 sulla condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana […]

FIRENZE – Le donne sono sempre più attive sul mercato del lavoro, ma spesso ancora i loro obiettivi professionali devono cedere il passo alle esigenze familiari. Hanno livelli di istruzione più elevati, ma molto raramente riescono a trovare spazi nelle posizioni dirigenziali.

Il rapporto Irpet 2019 sulla condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana – presentato oggi alla Fortezza di Firenze nell’ambito dell’evento annuale del Fondo sociale europeo che ha preso il via oggi pomeriggio in parallelo alla Fiera regionale del Lavoro – ci dice che il cammino di emancipazione femminile prosegue, che nella nostra regione il passo è più spedito rispetto alla media nazionale, ma anche che le differenze restano.

Per quanto riguarda l’istruzione dalla ricerca emerge che la quota di toscane laureate appariva superiore a quella maschile già nella seconda metà degli anni novanta. Negli ultimi anni la crescita è più accentuata per le donne e si amplia il dislivello generale. Attualmente nella fascia 25-29 anni la percentuale di donne laureate (31,1%) è superiore di 9 punti a quella degli uomini (22,3), nella fascia 30-34 il divario aumenta a 13 punti (donne 36,2, uomini 23,2). L’ampia distanza di genere a favore delle donne nei livelli d’istruzione è una particolarità italiana e toscana che ci distingue dalla media europea.

Per l’occupazione la Toscana mostra, rispetto alla media italiana, alti tassi di partecipazione nel mercato del lavoro delle donne. Secondo i dati Istat relativi all’ultimo trimestre 2018 l’occupazione femminile ha superato in Toscana la soglia dei 60 punti percentuali (60,5%) ben 11 in più della media nazionale (49,5). Anche i livelli di disoccupazione femminile sono più bassi della media italiana (9%).
E la percentuale di donne occupate cresce se cresce il livello di istruzione: il 78% delle toscane laureate tra i 25 e i 54 anni sono attive nel mercato del lavoro, contro il 67% della media italiana.

Nonostante questi risultati il gap di genere resta ancora elevato: gli uomini occupati sono infatti il 72,7% (rispetto al 60,5%). Inoltre tra le donne occupate il 30% svolge un lavoro part-time ma il 19% lo fa involontariamente, ossia preferirebbe lavorare a tempo pieno.
Se poi si guarda dentro la cornice del lavoro si notano le maggiori disparità e riguardano i settori di attività̀, le retribuzioni, il tipo di contratto, le carriere.
Nella nostra regione cosiccome a livello nazionale, per esempio, cresce la percentuale di lavoratrici che lasciano il lavoro perché non ce la fanno a gestire lavoro e figli.
In Toscana, nel corso del 2018 2958 donne sono uscite dal mercato del lavoro (con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente quando erano state 2255). Tra le motivazioni più frequenti l’incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le esigenze di cura della casa e della famiglia. In sostanza per la donna, una volta diventata madre, aumentano le probabilità di lasciare in via temporanea, se non definitiva, il lavoro.

La presenza femminile è significativa soprattutto nel terziario: nel commercio e nel turismo è maggiore di quella degli uomini mentre nei servizi pubblici (istruzione e sanità) le donne sono più del doppio degli uomini.
Evidente invece è la disparità quando si guardano le posizioni di vertice occupate: la quota di dirigenti donna ammonta allo 0,1% e anche la posizione di donne in posizione di quadro non raggiunge il 2%; più elevata quelle delle libere professioniste che si attesta al 6%.

La rappresentanza politica in Toscana è più rosa rispetto alle alla media italiana. Si ha infatti una presenza significativa di donne negli enti locali, anche se si resta al di sotto del 50%. Alcuni esempi: la quota di donne sindaco e assessore comunale è al 39,4% (19,9 nella media italiana), quella di consigliere comunale al 35 (rispetto al 30), la quota di donne nel Cda di controllate pubbliche è al 29% (rispetto al 28).