Sanità, l’assessore Bezzini attacca: “Così non va, più risorse nel Recovery Plan”

FIRENZE – “Bene l’accordo UE sul Recovery Fund che porterà all’Italia 209 miliardi, ma nelle ipotesi di piano del Governo le risorse destinate alla sanità sono decisamente insufficienti. Così non va”. A dichiararlo l’assessore alla sanità della Regione Toscana, Simone Bezzini, che denuncia l’insufficienza dei fondi alla sanità, che sembra emergere dal lavoro sul Recovery […]

FIRENZE – “Bene l’accordo UE sul Recovery Fund che porterà all’Italia 209 miliardi, ma nelle ipotesi di piano del Governo le risorse destinate alla sanità sono decisamente insufficienti. Così non va”. A dichiararlo l’assessore alla sanità della Regione Toscana, Simone Bezzini, che denuncia l’insufficienza dei fondi alla sanità, che sembra emergere dal lavoro sul Recovery Plan del Governo.

“Hanno ragione – ha detto l’assessore – le tante voci che chiedono più fondi per la sanità: a oggi sono solo 9 i miliardi ipotizzati, appena il 4,3% delle risorse del programma europeo. Serve una svolta radicale, questa impostazione va corretta subito, così la sanità rischia di essere la Cenerentola del Recovery Plan. Uno schiaffo a tutti gli operatori sanitari e al sistema sanità in generale, che tradisce tutto quello che è stato detto fino ad ora, gli impegni e le promesse degli ultimi mesi”.

“Oltre a più risorse per la sanità nel Recovery Plan serve dire sì al Mes, con i suoi 37 miliardi, anche per i rimborsi dell’emergenza Covid, che non possono gravare sui bilanci delle Regioni, – prosegue Bezzini – basta indugi, non ci possiamo permettere il lusso di sprecare questa opportunità, il sistema sanitario necessita di ingenti finanziamenti strutturali e non provvisori. Servono risorse e subito, bisogna realizzare interventi di edilizia sanitaria ammodernando gli ospedali e riqualificando le strutture, potenziare la prevenzione, le case della salute e la rete dei servizi territoriali, investire nella telemedicina e su innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Vanno inoltre affrontate quelle che l’OMS definisce ‘le nuove epidemie’: le cronicità, la non autosufficienza, il disagio mentale, che riguardano le persone più esposte anche ai rischi e alle conseguenze dell’emergenza da Covid-19”.

“Sul reclutamento di nuovo personale – aggiunge l’assessore – come Regione chiediamo e siamo pronti a condividere con il Governo un piano di assunzioni straordinarie stabili di medici, infermieri e professionisti sanitari, sociosanitari e amministrativi, fortemente carente a seguito dei blocchi decennali, e un deciso potenziamento delle risorse per la formazione per rispondere ai nuovi fabbisogni di personale, per valorizzare le competenze e qualificare i servizi. Va anche aumentato il numero di posti nelle scuole di specializzazione per i giovani medici che si laureano, pena la carenza di specialisti, soprattutto alcune figure, come gli anestesisti. Servono strategie di medio e lungo termine”.

“Come Regione Toscana abbiamo fatto ampiamente la nostra parte, presentando a inizio novembre il nostro contributo al Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), – dice Bezzini – nove progetti, chiari e precisi, con relativi tempi di attivazione e fabbisogno finanziario: connected care e telemedicina, case della salute, cure intermedie, investimenti sugli ospedali, riqualificazione delle strutture, gestione delle risorse umane basata sulle competenze, infrastrutture di ricerca e sostegno alla stessa. Ci tengo a sottolineare che siamo stati l’unica Regione italiana a presentare una proposta per la valorizzazione delle politiche per il personale sanitario”.

“È necessario – conclude l’assessore – cambiare rotta subito, per fare tutto questo servono ben altre risorse. La sanità merita un ruolo primario nella ripartizione dei fondi del Recovery Plan. Il diritto alla salute va tutelato e la posta in gioco è troppo alta. Se verrà confermata la linea attuale vorrebbe dire non aver imparato nulla dalla pandemia e non voler guardare in faccia le criticità, i bisogni e le prospettive del nostro sistema sanitario, che si configurerebbe come il fanalino di coda delle politiche del Governo”.