Sciopero del tifo: analogie e differenze rispetto al 1990

    CAMPI BISENZIO – E venne il giorno dello sciopero del tifo allo stadio. In occasione di Fiorentina-Bologna. Per i primi 45 minuti della partita, come annunciato nei giorni scorsi, i tifosi della curva resteranno fuori dello stadio. Sull’argomento abbiamo ricevuto questo intervento di Rudy Caparrini, lastrigiano, opinionista di Lady Radio che fa un […]

 

 

CAMPI BISENZIO – E venne il giorno dello sciopero del tifo allo stadio. In occasione di Fiorentina-Bologna. Per i primi 45 minuti della partita, come annunciato nei giorni scorsi, i tifosi della curva resteranno fuori dello stadio. Sull’argomento abbiamo ricevuto questo intervento di Rudy Caparrini, lastrigiano, opinionista di Lady Radio che fa un interessante paragone con quanto successo nel 1990 all’epoca della presidenza Pontello.

Lo sciopero dei tifosi annunciato in occasione della partita casalinga contro il Bologna mi fa ritornare con la mente al 28 gennaio 1990. Quel giorno la Fiorentina, guidata in panchina da Bruno Giorgi, affrontò il grande Napoli di Diego Armando Maradona, che a fine campionato conquistò il suo secondo scudetto. Per quella partita la Curva Fiesole decretò lo sciopero per protestare contro la famiglia Pontello, proprietaria della società viola.
29 anni dopo si verifica una situazione in parte simile ma non del tutto uguale. Ci sono, infatti, fattori che si prestano ad analogia ma pure situazioni che fanno emergere sostanziali differenze. Ammetto che si può fare un paragone tra l’atteggiamento “poco interessato” dei Della Valle di oggi e quello palesato all’epoca dai Pontello i quali, dopo i primi anni ruggenti fatti di entusiasmo, investimenti e grandi acquisti, avevano tirato i remi in barca e gestivano la società senza ambizione, vendendo sistematicamente i pezzi migliori per realizzare corpose plusvalenze (parola spesso associata alla gestione attuale dei Della Valle).
La differenza, tuttavia, consiste nel fatto che, nel gennaio 1990, già da alcuni mesi era emerso l’interesse per l’acquisto della Fiorentina da parte di Mario Cecchi Gori, un personaggio che possedeva molte qualità che lo rendevano interessante al popolo viola: produttore cinematografico fra i più importanti nel contesto internazionale, era dotato di grande disponibilità finanziaria e, cosa non trascurabile, era legato a Firenze e tifoso da sempre della squadra gigliata.
Questa volta, almeno fino a ora, non si vede in circolazione un Cecchi Gori all’orizzonte. A parte alcune indiscrezioni relative a un fondo del Qatar, peraltro già smentite da parte dei presunti intermediari, non sembra esserci alcun gruppo imprenditoriale serio, intendo dire solido finanziariamente e con programmi ambiziosi, interessato a rilevare dai Della Valle il pacchetto di maggioranza della società. Men che mai si intravedono personaggi o gruppi legati a Firenze come possibili acquirenti.
E questo non è un dettaglio da poco.

Con ciò non voglio dire che i tifosi non abbiano le loro buone ragioni per esprimere un dissenso nei confronti della proprietà. Mi limito solo a osservare che questa forma di ribellione, simile nei modi a quella del 28 gennaio 1990, difficilmente produrrà un esito analogo, ovvero l’arrivo a breve termine di un facoltoso imprenditore fiorentino che si faccia carico delle sorti della squadra viola.

Mi auguro di essere smentito, ma temo invece di avere ragione nell’esternare un certo pessimismo.

Rudy Caparrini