Sette domande e sette risposte sulla variante Ginori. Incontro a Querceto

SESTO FIORENTINO – Sette domande sulla variante dell’area Ginori, sul futuro della zona e di Sesto Fiorentino in generale, sono state presentate e seguite da altrettante risposte nell’incontro che si è tenuto ieri 27 novembre alla Casa del Popolo di Querceto organizzato dal Partito Democratico e dalla coalizione Insieme Cambiamo Sesto. I due gruppi di […]

SESTO FIORENTINO – Sette domande sulla variante dell’area Ginori, sul futuro della zona e di Sesto Fiorentino in generale, sono state presentate e seguite da altrettante risposte nell’incontro che si è tenuto ieri 27 novembre alla Casa del Popolo di Querceto organizzato dal Partito Democratico e dalla coalizione Insieme Cambiamo Sesto. I due gruppi di opposizione si sono presentati uniti nelle perplessità sugli sviluppi, soprattutto commerciali, che potrebbe portare la variante nell’area della Ginori, dove sono previsti interventi sia di carattere residenziale che commerciale in terreni di proprietà di Unicoop Firenze. La variante semplificata urbanistica è stata approvato il 5 novembre scorso e prevede ai lati del Museo Ginori sui terreni di Unicoop Firenze 10mila metri di nuove costruzioni.

Lorenzo Zambini capogruppo del PD e Maurizio Quercioli capogruppo di Insieme Cambiamo Sesto hanno ripercorso la vicenda della Ginori e quella del Museo fino al 2017 “quando – ha detto Zambini – si arriva al punto di svolta. Lo Stato compra il Museo e pensa di mettere in campo una fondazione, dall’altra l’azienda la Ginori acquisisce i terreni. Unicoop interviene all’ultimo momento per colmare il gap che si crea con le banche e compra i terreni laterali. C’è da costruire la variante per questi terreni”. Da quel momento, spiega il capogruppo del PD, non c’è stato un confronto aperto e partecipato con tutta la città su una variante urbanistica importante come quella della Ginori.

Il consigliere del PD Marco Calzolari ha ribadito che “è stucchevole che vengano utilizzati i lavoratori della Ginori per giustificare la variante” e alla domanda “se i sestesi hanno bisogno di nuove case e altri supermercati?” la risposta è stata precisa, “no, non c’è alcun bisogno”.

“I commercianti di Sesto sono sempre stati vicini ai lavoratori della Ginori – ha detto Paolo Gori presidente Confartigianato della Piana – primo perchè il lavoro va sempre difeso e poi perchè la Ginori rappresenta la storia di Sesto”. Gori ha spiegato che nel centro di Sesto ci sono 180 imprese tra negozi e artigianato, queste ha detto, danno lavoro a 250 persone. “Le grandi strutture hanno un impatto dirompente sulla città – ha detto – cannibalizzano i posti di lavoro che ci sono. Già avere grandi strutture commerciali fuori da Sesto danno un bel colpo al commercio locale, e se nel centro vanno via i negozi si spegne la città. Bisogna quindi valorizzare il museo”.

Quercioli ha ricordato che “la nostra divergenza riguarda la scelta di mettere dei supermercati in quei terreni che sono quelli laterali al museo: una parte di affacciano su via Oriani e l’altra su via Giulio Cesare”. Quercioli ha sottolineato anche che sono previste due rotatorie. “Il museo non ha spazio e rischia di essere soffocato”, mentre, ha detto, “quella è un’area strategica di collegamento con la stazione”.

“Non vedo la variante come qualcosa di negativo – ha detto Oliva Rucellai che per alcuni anni ha lavorato al Museo Ginori – ma lo è come la si costruisce: deve essere progettata in modo complessivo. Il concetto di museo è cambiato”. La conferma di una nuova concezione dei musei è arrivata anche dall’intervento di Stefano Follesa. L’architetto ha affermato che il museo deve avere una funzione culturale attiva, deve avere spazi adeguati, altri spazi come area per la sosta e “su questo modello occorre aprire un dibattito culturale sulla variante”. Serena Terzani di Insieme Cambiamo Sesto ha mostrato l’esempio tedesco della porcellana di Meissen e dello spazio che è stato dedicato a questa produzione.