Studenti americani incontrano i migranti ospiti a Sesto

SESTO FIORENTINO – Una delegazione di studenti americani accompagnati dalla Putney Student Travel, provenienti da New York, dalla California, dal Texas, da Washington e dall’Iowa, hanno incontrato ieri alcuni degli ospiti del centro di accoglienza Il Gerlino, che fanno parte del progetto di integrazione della Cooperativa Il Cenacolo. Ragazzi dai 15 ai 17 anni che hanno scelto Sesto Fiorentino, […]

SESTO FIORENTINO – Una delegazione di studenti americani accompagnati dalla Putney Student Travel, provenienti da New York, dalla California, dal Texas, da Washington e dall’Iowa, hanno incontrato ieri alcuni degli ospiti del centro di accoglienza Il Gerlino, che fanno parte del progetto di integrazione della Cooperativa Il Cenacolo. Ragazzi dai 15 ai 17 anni che hanno scelto Sesto Fiorentino, riconosciuto dal The Guardian esempio vincente di integrazione, per studiare il fenomeno della migrazione in Europa e il funzionamento delle politiche pubbliche con l’insediamento del nuovo Governo.

“I nostri ragazzi – ha detto Jennifer Brown, accompagnatrice degli studenti americani – volevano capire, faccia a faccia, il fenomeno dell’immigrazione che non è soltanto una questione italiana ma anche un tema importante in America”.

“L’accoglienza a Sesto Fiorentino diventa oggetto di interesse e di studio anche oltre i nostri confini nazionali – ha detto il vicesindaco Damiano Sforzi – è un fatto che ci rende orgogliosi. Questa solidarietà, questa gestione dell’accoglienza sono le risposte più forti ad un’epoca di divisioni, odi, semplificazioni inumane”.

“Molti migranti avevano proprio 15-17 anni quando hanno dovuto lasciare la Libia a causa della guerra e affrontare viaggia difficili – ha spiegato Matteo Conti, presidente della cooperativa Il Cenacolo – rischiando la loro vita, per trovare rifugio nel nostro paese. È stato dunque semplice per i ragazzi americani immedesimarsi in loro e capire veramente tutta la tristezza e la fatica che può esserci dietro alla necessità di lasciare il proprio paese di origine”. Per uno dei profughi era la prima volta che si trovava a parlare con un giovane americano. “È stata un’occasione di confronto davvero importante di cui siamo stati veramente onorati – ha continuato Conti l’ascolto dal basso deve essere lo strumento per affrontare tutte le paure”.

“Siamo rimasti impressionati dalle loro storie – ha concluso Jennifer Brown, accompagnatrice degli studenti americani – ma ci siamo anche resi conto di quanto possano essere vicine le loro esperienze di felicità, gli affetti”.