CALENZANO – Si celebra quest’anno il 70° anniversario della battaglia di Valibona, lo scontro a fuoco tra partigiani e fascisti avvenuto in Calvana all’alba del 3 gennaio 1944. Venerdi 3 gennaio alle 10.30 si terrà la deposizione della corona alla lapide della memoria in piazza Vittorio Veneto e poi a Valibona per la commemorazione della battaglia alle ore 12.
Per ricordare quella che fu la prima battaglia della Resistenza in Toscana, oltre alla consueta commemorazione, il Comune di Calenzano promuove un convegno storico, per sabato 4 gennaio, con un approfondimento sulla figura del Maresciallo Pierantozzi. Il convegno prenderà il via alle 16 nella sala consiliare del Municipio e avrà come tema “A 70 anni dalla Battaglia di Valibona”, con lo storico Claudio Biscarini e con Daniele Guglielmi del Museo del Figurino Storico.
Quello che avvenne a Valibona nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1944. Un gruppo di 17 giovani partigiani (12 italiani e 5 ex prigionieri, di cui due russi, uno dei quali era un tenente dell’Armata Rossa, due slavi e un capitano inglese) stava riposando nel fienile del Lastrucci a Case di Valibona, quando venne circondato, a causa di una delazione. Numerose e organizzate forze fasciste (circa 150/200 militi) avevano risalito la Calvana da due diverse direzioni, da Vaiano, località La Briglia e da Calenzano, località Secciano. Facevano parte della spedizione elementi del 1° Battaglione volontari Bersaglieri “Muti”, una formazione della guardia repubblichina guidata da Duilio Sanesi, comandante del presidio di Prato, i Carabinieri e i fascisti dei Comuni limitrofi, reparti agguerriti, ben armati e equipaggiati. I partigiani vengono attaccati all’alba. La zona della Calvana era difficile da controllare e loro in quel momento erano solo 17 giovani, provenienti da diverse parti d’Italia e dai Paesi in guerra. Il soldato sovietico Mirko, svegliatosi per un bisogno, si accorge del nemico e avverte il comandante Lanciotto Ballerini. La battaglia divampa per circa tre ore e mezzo. Lanciotto affronta direttamente il nemico, permettendo agli altri compagni di salvarsi. Cade in combattimento insieme al sardo Luigi Giuseppe Ventroni, addetto al fucile mitragliatore “Breda”. Dopo l’aspra battaglia sul terreno rimangono, oltre ai corpi dei caduti, quello di Loreno Barinci, ferito gravemente, a cui si aggiungono tre morti e una dozzina di feriti tra gli attaccanti. Per una ferita alla gamba, dopo dieci giorni di agonia, muore in ospedale a Prato Duilio Sanesi, capo della spedizione fascista. I fascisti catturano cinque partigiani: Andrey Vladimiro, tenente dei genieri dell’Armata Rossa, viene giustiziato, forse perchè ritenuto il comandante o per odio verso i sovietici; a Mario Ori viene sparato a un braccio; a Tommaso Bertovich spaccano la testa; Corrado Conti e Benito Guzzon sono percossi selvaggiamente e tutti i prigionieri, dopo intimidazioni e sevizie, vengono in tarda serata consegnati ai tedeschi alla Fortezza da Basso. Loreno Barinci, rimasto a terra e creduto morto, viene catturato il giorno dopo, mentre gli altri nove partigiani riescono a rompere l’accerchiamento e a trovare riparo in direzioni diverse. Per punire i contadini dell’ospitalità data ai partigiani, i fascisti bruciano e saccheggiano tutte le case di Valibona, catturano e legano i vecchi, le donne e i bambini, compresa una donna incinta; vengono poi caricati e consegnati ai tedeschi alla Fortezza da Basso.