Ungulati, l’allarme di Coldiretti: “Produzione a rischio”

SESTO FIORENTINO – Almeno il diritto all’autotutela. Oltre all’alto numero di cinghiali, il problema per tantissime aziende agricole è il muro di gomma ormai “istituzionalizzato”, che gli agricoltori affrontano quando denunciano i continui danni causati dagli ungulati a vigneti, seminativi, altre colture e allevamenti. E’ la denuncia di Coldiretti Firenze-Prato di fronte alla crescita senza fine dei danni […]

SESTO FIORENTINO – Almeno il diritto all’autotutela. Oltre all’alto numero di cinghiali, il problema per tantissime aziende agricole è il muro di gomma ormai “istituzionalizzato”, che gli agricoltori affrontano quando denunciano i continui danni causati dagli ungulati a vigneti, seminativi, altre colture e allevamenti. E’ la denuncia di Coldiretti Firenze-Prato di fronte alla crescita senza fine dei danni da ungulati. “I nostri soci si sentono impotenti per le scorribande di cinghiali tra vigneti e campi a grano – spiega Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Firenze-Prato – e la loro rabbia aumenta in modo esponenziale insieme ai danni. Vogliamo almeno poterci autotutelare, ci chiedono i nostri soci”. Infatti, gli agricoltori sembrano non vedere altre soluzioni che quella di imbracciare la propria doppietta. “Una via pericolosa”, avverte l’associazione. La presa di posizione arriva dopo che l’assemblea della federazione interprovinciale di Coldiretti, riunitasi a Firenze, ha analizzato la situazione di estremo disagio degli agricoltori e lo stallo istituzionale. “Considerato il clima di esasperazione diffusa, è quanto mai necessario scongiurare iniziative al di fuori dalle regole. A tal fine, se permanesse lo stallo attuale, andremo dal Prefetto, affinché come garante dell’ordine pubblico decida in merito agli interventi necessari ad affrontare l’emergenza ungulati”. A rischio nelle province di Firenze e Prato 18.500 ettari di vigneto (il 32% delle vigne toscane) di cui oltre 12.000 ettari destinati alla produzione di vini Doc e Docg. Sul filo del rasoio anche la produzione sui 50.000 ettari di seminativi delle due province. “Le aziende non ne possono più di segnalare inutilmente la presenza di branchi di cinghiali alle varie autorità preposte – continua Ciampoli – perché poi non servono a nulla”. Nei primi cinque mesi del 2015 gli interventi di controllo per allontanare gli ungulati dalle aree coltivate, a seguito di segnalazioni di agricoltori, erano già un centinaio “quest’anno siamo a zero, nessun intervento”. “Gli abbattimenti in regime di controllo – spiega Coldiretti – sono un elemento di dissuasione per gli ungulati a frequentare aree non vocate alla loro presenza”.