Valguarnera: “Non commettiamo l’errore di picconare il Pd…”

SIGNA – Sabato scorso, all’interno del nostro editoriale, avevamo parlato di lui, ricordando la sfida elettorale del 1999 quando, alle amministrative del Comune di Signa, fu uno degli sfidanti di Paolo Bambagioni. Gli altri due erano Paolo Cocchini e il compianto Tommaso Bisagno. Ma quello che fece sicuramente più scalpore fu la disfida interna all’allora […]

SIGNA – Sabato scorso, all’interno del nostro editoriale, avevamo parlato di lui, ricordando la sfida elettorale del 1999 quando, alle amministrative del Comune di Signa, fu uno degli sfidanti di Paolo Bambagioni. Gli altri due erano Paolo Cocchini e il compianto Tommaso Bisagno. Ma quello che fece sicuramente più scalpore fu la disfida interna all’allora centro-sinistra, letteralmente diviso in due. Un po’ come sta succedendo ai giorni nostri fra renziani e bambagioniani. La persona di cui parlavano è Alessandro Valguarnera (nella foto), nel 1999 alla guida di una lista civica “a vocazione Ds” come candidato sindaco. Oggi ha contattato la nostra redazione “da semplice iscritto al Pd”, che nel corso degli anni ha seguito la scia di Matteo Renzi e al quale “onestamente resta difficile capire il senso e la ragione del documento firmato da otto esponenti del partito”.

In otto “ci mettono la faccia”: “Vogliamo tornare a essere il Pd, non il partito di Renzi”

“C’è stato un problema con il tesseramento? E’ stato fatto ricorso alla Commissione di Garanzia? Basta attendere fiduciosi che questa si esprima, – scrive Valguarnera – alzare un polverone sul tesseramento induce, chi non vive la politica dall’interno, a pensare che ci siano stati brogli e anche peggio. Tutte cose che allontanano le persone dalla politica e dalla militanza”.

Valguarnera poi entra nel merito della vicenda: “L’altra questione che mi riesce difficile capire è l’affermazione sul “partito di Renzi”. Anche su questo occorre un minimo di onestà intellettuale. Il Pd ha scelto il segretario attraverso un congresso degli iscritti e il coinvolgimento degli elettori del Pd. Circa 2.000.000 di cittadini sono andati a votare (fisicamente e non con un click) e Renzi è risultato vincente con 1.257.091 voti pari al 69,17%. La campagna congressuale si è conclusa con la proclamazione di Renzi segretario il 4 maggio 2017. Non è passato nemmeno un anno. Anche a Signa il risultato non è stato molto diverso: 1.180 votanti, 743 dei quali ha scelto la mozione Renzi (62,96%). Che senso ha quindi affermare “vogliamo tornare ad essere il Pd, non il partito di Renzi”? La frase è infelice, anche perché il congresso Nazionale è finito e non si può pensare di vivere in un congresso permanente”.

“Reputo che il Pd sia un partito unitario e plurale. Nel quale vige un principio base della democrazia: si discute, se è possibile si cerca una mediazione, dopo si vota e quello che viene fuori è la linea del partito. Nessuno può credere o pensare che una minoranza possa imporre il suo volere o la sua linea”.

C’è anche un riferimento al segretario metropolitano: “Personalmente, all’ultimo congresso per eleggere il segretario metropolitano, non ho votato per Incatasciato, il suo intervento, al congresso di Signa, non mi era piaciuto e ho votato per un ragazzo di Scandicci. Una volta eletto però Incatasciato è il mio segretario e come tale va rispettato. Stesso discorso vale per Scalini, che è un giovane bravo e competente. Mi rimane difficile capire quali sono i loro “interessi personali”…”.

“Mi dispiace – conclude Valguarnera – che, alcune persone (una volta avremmo detto compagni) che conosco da una vita e con cui abbiamo condiviso momenti belli e momenti brutti, oggi, usino con troppa leggerezza la frase “interesse personale” o che diano di “pedina” ad altri dirigenti democraticamente eletti. Vengo da una storia dove le persone, gli iscritti, i consiglieri, gli assessori erano risorse utili allo sviluppo delle idee di una sinistra moderna e riformista. Difendiamo questo Pd non picconiamolo. Fuori, dietro l’angolo, ci sono le destre e i populisti”.