Viaggio “virtuale” nel parco della Piana tra i fenicotteri rosa

SESTO FIORENTINO – Di lui si dice che abbia ispirato il mito della fenice proprio grazie alle sue ali fiammeggianti. Il fenicottero rosa è uno dei volatili che accende la fantasia e anima la poesia. Sono proprio le ali fiammeggianti una delle  caratteristiche di questo uccello che sceglie il parco della Piana per trascorrere qualche […]

SESTO FIORENTINO – Di lui si dice che abbia ispirato il mito della fenice proprio grazie alle sue ali fiammeggianti. Il fenicottero rosa è uno dei volatili che accende la fantasia e anima la poesia. Sono proprio le ali fiammeggianti una delle  caratteristiche di questo uccello che sceglie il parco della Piana per trascorrere qualche mese. E visto che dobbiamo stare a casa e il parco della Piana è chiuso, Piananotizie ha deciso di viaggiare nella natura a due passi dal centro di Sesto accompagnata virtualmente da Simone Guidotti di Legambiente.

“Il parco della Piana podere Querciola è stato chiuso, per motivi legati al contenimento della diffusione Covid-19 il 9 marzo scorso – precisa Guidotti – e questo per evitare che si creino assembramenti”. Ma questo i Fenicotteri rosa non lo sanno e continuano la loro permanenza scivolando lievi sul lago.

“Il loro arrivo è tra gennaio e marzo – spiega Guidotti – arrivano in gruppo, ma non è una migrazione vera, si fermano nel parco della Piana, ma non nidificano per quello scelgono luoghi palustri. Quest’anno sono arrivati prima di gennaio, infatti, già a dicembre si potevano vedere nella Piana. Il picco di presenza di questi volatili è stato di circa 270, molti di loro giovani”.

Come si riconoscono i giovani fenicotteri?

“Dal piumaggio – spiega Guidotti  – la loro livrea è grigia e marrone, poi con il tempo, dopo 4-5 anni, diventano adulti e il piumaggio assume la colorazione rosa”.

Amato da scrittori e poeti il Fenicottero (il cui nome- usato nel Medioevo con la parola provinciale “flamenc” è poi arrivato allo spagnolo “flamenco”) è presente nelel opere di Paul Valery, Grazia Deledda e Pablo Neruda.

Le foto sono di Simone Guidotti gentilmente concesse per questo articolo