Banco alimentare, tanti italiani, ma nessun cinese (Foto gallery)

CAMPI BISENZIO – Continua il viaggio di Piananotizie nei punti di distribuzione del banco alimentare e centri di aiuto della Piana. Siamo andati a fare visita al Centro d’ascolto della centralissima Pieve Santo Stefano, ospitato nei locali in fondo al chiostro. Si tratta di una delle 7 realtà che copre la città di Campi; in […]

CAMPI BISENZIO – Continua il viaggio di Piananotizie nei punti di distribuzione del banco alimentare e centri di aiuto della Piana. Siamo andati a fare visita al Centro d’ascolto della centralissima Pieve Santo Stefano, ospitato nei locali in fondo al chiostro. Si tratta di una delle 7 realtà che copre la città di Campi; in tutto l’organizzazione fornisce aiuto a 453 famiglie, circa 1.600 persone, mentre da solo il centro ascolto di Santo Stefano tiene 139 famiglie. E se da sempre ci sono “utenti” che arrivano e che vanno, negli ultimi due anni la tendenza ha un solo segno, in crescita. “Dal 2011, quando è stata creata la rete di collegamento tra tutti i centri, qui il numero delle famiglie seguite è aumentata di 44 unità – ha spiegato il parroco don Marco Fagotti – mentre a livello cittadino si registrano 200 famiglie in più”. Le persone seguite nel tempo appartengono a 19 nazionalità diverse; in tutto gli italiani sono circa il 50% del totale. Tra i molti stranieri, comunque, completamente assenti i cinesi.
“Ci sono ovviamente stati dei cambiamenti nel tempo” raccontano le volontarie, tutte del gruppo caritativo della San Vincenzo de Paoli, che attualmente coinvolge a Santo Stefano una decina di persone “Nei primi anni ’90 si trattava perlopiù di famiglie italiane e di realtà cronicizzate, cioè abituate a vivere di carità. Poi si è avuto l’esplosione di extracomunitari. Oggi molti di questi sono tornati a casa e sono aumentati tantissimo gli italiani. Rispetto a prima poi c’è molto più ricircolo, cambiamenti continui”. Un po’ per via degli spostamenti, un po’ per i numeri in continuo aumento, è sempre più difficile per la parrocchia seguire le persone. Perché “il centro non esiste solo per dare alimenti”, ci tengono a precisare sia le volontarie che il parroco. Il centro d’ascolto cerca di dare supporto anche per varie altre situazioni di disagio delle famiglie, sia economico (20mila euro l’anno vanno in aiuti per affitti e bollette), ma anche di dispersione scolastica (attivo il doposcuola Caritas), con un aiuto legale o semplicemente di indirizzo in situazioni di problemi e conflitti. Per questo si cerca di avere un rapporto continuativo, non sempre facile. Ieri pomeriggio le persone in coda fuori dallo sportello erano circa 20-30.
Il magazzino centrale centro di distribuzione alimentare, che serve gli utenti di tutti i centri d’ascolto cittadini, è invece in via don Minzoni. Qui due volte a settimana vengono distribuiti pacchi personalizzati, per gli utenti che sono tutti stati regolarmente registrati in precedenza. Il materiale – anche se il Comune e la carità parrocchiale danno un supporto – è perlopiù fornito dal “Banco Alimentare della Toscana”; si parla di circa 30 tonnellate di cibo ogni 40 giorni. E anche sul centro di Campi si profila dunque la preoccupazione di perdere gli aiuti dell’Unione Europea, che costituiscono la maggior parte dei pacchi, e che cesseranno a partire da gennaio per scadenza del progetto comunitario.
“Proveremo a incrementare il progetto Spesa Amica, la raccolta tra i parrocchiani e fuori dai supermercati, che a fine ottobre ci ha consentito ad esempio di mettere insieme 6 tonnellate di spesa alimentare – ha spiegato il parroco don Marco Fagotti – poi proveremo altre idee e altre strade. La situazione non è facile; prima avevamo una convenzione con la Coop per la raccolta del fresco in scadenza, ma ora la Coop ha smesso di dare questi alimenti perché li vende a metà prezzo”.

Francesca Gambacciani
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