Dopo la tragedia di Genova: la proposta per creare un percorso di “presa in carico” di chi ha subito un trauma

FIRENZE – Quanto successo a Genova la vigilia di Ferragosto è ancora “vivo” negli occhi e nei pensieri di ognuno di noi. E chissà ancora per quanto tempo sarà così.  Una tragedia, quella del Ponte Morandi, in cui hanno perso la vita anche persone legate alla città di Firenze. E proprio da Firenze, ma in […]

FIRENZE – Quanto successo a Genova la vigilia di Ferragosto è ancora “vivo” negli occhi e nei pensieri di ognuno di noi. E chissà ancora per quanto tempo sarà così.  Una tragedia, quella del Ponte Morandi, in cui hanno perso la vita anche persone legate alla città di Firenze. E proprio da Firenze, ma in “collegamento diretto” con l’Osservatorio nazionale sostegno vittime, arriva una proposta concreta, da tenere in considerazione anche per il futuro. A spiegarci di cosa si tratta è la dottoressa Daniela Pancani, psicoterapeuta individuale e di gruppo. “A Genova – spiega – sono decedute e rimaste ferite tantissime persone, nonché altrettante sono rimaste senza abitazione a causa della pericolosità del ponte in seguito al crollo; come psicoterapeuta sono a segnalare la necessità di strutturare dei percorsi assistenziali di “presa in carico” di natura psicologica nella fase post-acuta attraverso l’inserimento nei “Lea” (Livelli minimi di assistenza), di una “Unità di crisi” presente all’interno delle strutture sanitarie territoriali , che possa rispondere alla complessità dei bisogni di chi è rimasto traumatizzato a causa della perdita, dello choc subito, affinché l’intervento encomiabile degli psicologi dell’emergenza, attivati nell’immediatezza del fatto, trovi un collegamento e una prosecuzione sanitaria nella fase post-acuta, all’interno dei servizi pubblici del Servizio Sanitario Nazionale. Il disturbo post traumatico da stress e gli inevitabili disturbi dell’adattamento sono frequenti in queste situazioni traumatiche, nonché un’inevitabile compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. Tali interventi dovrebbero essere rivolti a tutte le vittime (inclusi anche gli operatori che hanno prestato soccorso), che, in quanto “persone”, sono assorbiti dall’esperienza traumatica e che necessitano di elaborare l’evento”. La dottoressa Pancani, infatti, è referente per Firenze e provincia dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime e invita chiunque voglia approfondire la questione a rivolgersi allo stesso Osservatorio (info@osservatoriosostegnovittime.com) oppure direttamente a lei (dr.danielapancani@libero.it – 3337310732).