Nannucci, Bonardi e il “mancato” trasferimento di Puskas alla Fiorentina

SIGNA – Una storia che corre lungo il filo rosso dell’amicizia, dello sport e della solidarietà e lega l’Ungheria a Signa, nel nome di due famiglie storiche della cittadina, le famiglie Bonardi e Nannucci. Dopo l’inaugurazione, nel maggio scorso, del campo sportivo del Crocifisso intitolato a Ferenc Puskas, emergono altri particolari sull’arrivo a Signa del […]

SIGNA – Una storia che corre lungo il filo rosso dell’amicizia, dello sport e della solidarietà e lega l’Ungheria a Signa, nel nome di due famiglie storiche della cittadina, le famiglie Bonardi e Nannucci. Dopo l’inaugurazione, nel maggio scorso, del campo sportivo del Crocifisso intitolato a Ferenc Puskas, emergono altri particolari sull’arrivo a Signa del campione magiaro. Puskas allora vestiva la maglia della Honved. E, allo scoppio della Rivoluzione Ungherese, si trovava in Spagna con la squadra per disputare una partita contro l’Athletic Bilbao. Ma, alla luce degli sviluppi in patria, con l’ingresso dei carri armati russi a Budapest, decisero di non tornare in Ungheria. La Honved si sciolse e i calciatori si dispersero, tutti alla ricerca di un ingaggio: Puskas, complice anche il fatto che fosse circolata la falsa notizia della sua morte durante gli scontri, si stabilì sulla riviera ligure e passò un anno e mezzo a Bordighera, dove frequentò quasi ogni giorno l’Albergo ristorante Centrale, gestito da Remo Nannucci e sua moglie, Emma Toccafondi. Due signesi doc, come ricorda il figlio, l’avvocato fiorentino Roberto Nannucci: “L’albergo gestito dai miei genitori, che a Signa sono stati gestori del bar ristorante Roma, proprietari del ristorante Il Giglio e di un maglificio, era una “piccola Signa” trapiantata a Bordighera, meta di numerose famiglie signesi, tra cui la famiglia Bonardi”. E fu Remo Nannucci, in virtù di un’amicizia che durava dall’infanzia, a presentare a Renato Bonardi, allora dirigente del Signa e padre di Beppe Bonardi (attuale presidente onorario della SS Signa 1914), il campione ungherese. “Ricordo bene i mesi in cui Puskas era a Bordighera, – racconta Nannucci – lo vedevamo praticamente tutti i giorni insieme alla moglie Erzsébet e alla loro figlia Anikò, coetanea e compagna di giochi di mia sorella Daniela. Ricordo un uomo segnato dagli avvenimenti che cercava riscatto attraverso l’ingaggio in una squadra”. E fu proprio con questo obiettivo che Remo Nannucci presentò Puskas a Renato Bonardi, che era in stretti legami con la Fiorentina: “Fu così che la nostra famiglia – spiega Beppe Bonardi – ebbe il piacere di ospitare Puskas qui a Signa per una ventina di giorni. L’accordo con la Fiorentina non si concluse ma Puskas ci regalò quello straordinario momento entrato nella storia di Signa e che abbiamo voluto suggellare dedicando a lui l’impianto sportivo di via del Crocifisso”. Successivamente vestì, fra le altre, anche la maglia del Real Madrid e “in ogni posto in cui è stato – ricorda Nannucci – Puskas aveva sempre un pensiero per noi: conservo ancora tutte le cartoline che ci mandava, firmandosi “Öcsi”, il soprannome che aveva quando, ancora ragazzino, giocava nel Kispest”. “I nostri genitori – commentano Nannucci e Bonardi (insieme nella foto) – hanno contribuito entrambi a mantenere viva la popolarità calcistica di Puskas: possiamo dire che in un momento in cui il grande campione era prostrato, il calore delle nostre famiglie e il supporto nella ricerca di un ingaggio, l’affetto del pubblico signese durante la partita del ’58 hanno ridato a Puskas la voglia di andare avanti nonostante le avversità. E a quella famosa partita non si è giunti se non attraverso l’amicizia: quella fra Nannucci, Puskas e Bonardi”.