Regionali: da Cgil, Cisl e Uil un appello per l’ambiente

FIRENZE – Un appello per un modello di sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. E’ quello che rivolgono Cgil, Cisl e Uil della Toscana (a firma di Maurizio Brotini, Francesca Ricci e Triestina Maiolo) ai candidati alla Presidenza e al Consiglio della Regione Toscana. Un documento in questo senso, in cui si evidenzia la necessità di […]

FIRENZE – Un appello per un modello di sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. E’ quello che rivolgono Cgil, Cisl e Uil della Toscana (a firma di Maurizio Brotini, Francesca Ricci e Triestina Maiolo) ai candidati alla Presidenza e al Consiglio della Regione Toscana. Un documento in questo senso, in cui si evidenzia la necessità di “progetti immediati e concreti che riducano le emissioni di anidride carbonica e che salvaguardino le risorse che la Terra mette a disposizione e riproduce”, è stato elaborato e condiviso dai tre sindacati regionali e inviato ieri ai candidati. Nel testo si sottolinea come “la riconversione ecologica dell’economia va fatta assieme ai lavoratori, non contro di essi” e si indicano come prioritari il contrasto allo spopolamento delle aree interne, l’aumento delle energie da fonti rinnovabili (a cominciare dalla geotermia), la riduzione di emissioni di anidride carbonica e di micro particelle, la ripubblicizzazione della risorsa idrica, un nuovo piano regionale dei rifiuti che tenga conto dell’ambiente e del lavoro.

Questa una sintesi:

“In Toscana abbiamo sia le competenze che le risorse economiche necessarie per fare il salto di qualità, non solo a livello ambientale, ma anche nella “buona” occupazione che l’intero settore delle rinnovabili può garantire. (..) Occorre, come scelta politica regionale, adoperarsi perché gli indicatori e le prescrizioni si conformino alle prescrizioni dell’OMS, più virtuose nel garantire la prevenzione rispetto all’insorgenza di malattie legate all’inquinamento. Riteniamo che il processo di ripubblicizzazione della risorsa idrica già avviato attraverso deliberazioni di parte significativa degli enti interessati sia un fatto positivo: occorre coinvolgere le Organizzazioni Sindacali e le associazioni dei consumatori per individuare le modalità più appropriate di individuazione degli interventi strategici di ambito regionale, la riduzione delle tariffe, qualità e quantità degli investimenti e valorizzazione del lavoro, riducendo la costellazione delle aziende strumentali ed evitando il ricorso agli appalti. La Regione deve svolgere un ruolo attivo di decisione, coordinamento e programmazione in tale ambito. E’ un settore dove sarebbe stimolante individuare forme di democrazia economica che, senza entrare in sovrapposizione e contrasto con le titolarità delle Rsu e delle categorie di pertinenza in materia contrattuale e vertenziale, vedesse coinvolte le Organizzazioni Sindacali sulle scelte di respiro. In tema di rifiuti occorre assumere il principio del recupero di materia, perno dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile, come prevedono le direttive europee in materia di raccolta e smaltimento. Prioritario dunque, oltre alla riduzione dei rifiuti, organizzare la raccolta in funzione del riciclaggio: non stabilire solo la percentuale di raccolta differenziata ma soprattutto la percentuale di materia prima seconda ottenuta e reimmessa sul mercato (rispetto al quale tutti gli enti pubblici sono tenuti ad una robusta quota di acquisti, a partire dall’ente regionale). Le direttive europee prevedono entro il 2035 almeno il 65% di riciclo e il 10% in discarica: la Toscana deve porsi obiettivi più ambiziosi. Quanto residuerà di materiale non riciclabile o successivo ai cicli di riuso deve essere indirizzato verso impianti che non inquinino, con costi contenuti, che creino posti di lavoro di qualità, dentro una filiera produttiva innovativa e amica dell’ambiente, sapendo che per realizzare tutto ciò dobbiamo realizzare degli impianti industriali efficienti ed efficaci sia dal punto di vista delle emissioni che della resa termica, coinvolgendo le istituzioni e la popolazione nelle scelte e nel controllo della salubrità degli impianti. Anche su questo aspetto la dotazione della Toscana risulta contemporaneamente numericamente eccessiva ed obsoleta. Il nuovo piano regionale dei rifiuti deve essere improntato a questi principi, individuando gli ambiti di chiusura dei cicli e mettendo al centro la dotazione impiantistica intermedia necessaria per azzerare le discariche, contenere la termovalorizzazione e procedere ad un robustissimo recupero di materie seconde dai rifiuti. (..) Occorre una riflessione sulle stesse modalità di gestione e natura dei soggetti industriali che operano negli attuali 3 Ambiti Ottimali di gestione: laicamente è necessario individuare modalità dove interesse pubblico e pubblica proprietà siano messi al servizio delle comunità locali. Come organizzazioni sindacali avanziamo la proposta di una cabina di regia permanente a livello regionale e di aprire una discussione con tutti i soggetti interessati: Comuni, Province, associazioni ambientaliste e territoriali, associazioni datoriali, sindacato. (..) Anche in questo ambito è per noi centrale la qualità del lavoro: inaccettabile lo spezzettamento, la catena di appalti e subappalti, i sotto inquadramenti contrattuali ed una scarsa considerazione per le condizioni di lavoro e di sicurezza degli operatori. Troppo spesso non si considerano gli effetti materiali sui lavoratori delle scelte generali: la differenziata porta a porta, ad esempio, con lo svuotamento manuale dei bidoncini eseguito da cooperative di tipo B produce lesioni ed infiammazioni muscolo scheletriche che impattano in maniera pesante sulle condizioni di salute degli operatori. Occorre porsi il problema di una gestione “pubblica” degli stessi rifiuti industriali, terreno di caccia delle ecomafie e di inquinamento della nostra Regione, fornendo ai soggetti privati un sistema coerente ed efficace digestione degli stessi”.