Sara Biagiotti scrive al PD “rimbocchiamoci le maniche e andiamo tra la gente”

SESTO FIORENTINO – “Io ho creduto davvero nel nuovo corso della rottamazione e l’ho messa in pratica in ogni mia azione. Nel mio agire politico ho sempre seguito la linea del mio partito e condiviso ogni azione”: sono alcune parole della lettera che Sara Biagiotti, ex sindaco di Sesto, sfiduciata nel 2015 dopo solo un […]

SESTO FIORENTINO – “Io ho creduto davvero nel nuovo corso della rottamazione e l’ho messa in pratica in ogni mia azione. Nel mio agire politico ho sempre seguito la linea del mio partito e condiviso ogni azione”: sono alcune parole della lettera che Sara Biagiotti, ex sindaco di Sesto, sfiduciata nel 2015 dopo solo un anno dalla sua elezione, scrive alla direzione regionale del Partito Democratico. Un “intervento sincero e sofferto” scrive Biagiotti. Come il ricordo di quel 21 luglio 2015 quando arrivò la sfiducia. “Fino ad ora la mia sofferenza per la sfiducia e tutto quello che ne è conseguito, non l’ho mai esternato, ho sempre taciuto per timore di danneggiare il ‘mio partito’ che non abbandonerò mai, – scrive Biagiotti – vi assicuro che, mentre ho sentito la vicinanza dei sindaci tutti presenti al mio fianco quel 21 luglio 2015, poi in questi anni ho vissuto un calvario umano, oltre che politico, in assoluta solitudine. E non sono stata la sola, tanti che credevano nel nuovo corso sono stati abbandonati. Un Partito non può permetterselo”. Una critica arriva al segretario nazionale del PD. “Io il segretario del mio partito l’ho incontrato solo dopo sette mesi dalla sfiducia, – scrive Biagiotti – un partito non abbandona le persone leali, né può offrire incarichi liquidatori. Le persone hanno una dignità che va rispettata. Oggi da semplice iscritta senza nessun ruolo vi dico il mio pensiero sofferto e con il dolore nel cuore. Mi sento in dovere di farlo perché penso che la speranza di un futuro per il PD passi anche attraverso la chiarezza”.

E poi la passione per la politica e forse la delusione per le ultime elezioni. “Per chi come molti di noi ha una lunga passione per la politica questo è uno dei momenti più bui. I dati sono chiari, abbiamo perso una valanga di voti anche in Toscana, – scrive Biagiotti – non è stata una semplice sconfitta ma una disfatta. I motivi possono essere molteplici”.

“Stare al governo certamente logora, ma come si fa a perdere così tanti voti? – prosegue la lettera di Biagiotti – Dobbiamo porci degli interrogativi e non credere che tornando indietro, ricostruendo i DS, tutto passi. Il pessimo risultato di LeU ne è la conferma. Non si pensi che la rottamazione sia stata una parentesi. Il nostro limite semmai è stato di non praticarla fino in fondo. Perdere cinque/sei milioni di voti significa che le ragioni sono profonde, di sensibilità, di fiducia, di perdita di empatia con il popolo. Empatia nel senso di condividere con la gente i problemi, la loro quotidianità. Il grande afflato, la grande speranza, che ha avuto il culmine massimo nel 2014, è scomparsa”.

La riflessione, prosegue Biagiotti, deve essere fatta su due aspetti. “Uno interno al PD inteso come metodo di gestione del partito e di relazioni umane, l’altro di rapporto con la gente. – prosegue la lettera – Un partito non può essere un luogo dove conta spesso sola la fedeltà. Si è parlato tanto di merito ma nella sostanza le scelte spesso sono state fatte anche su altri parametri. Un partito non può vivere in guerre continue per fazioni persino interne alle cosiddette “correnti”. La competizione va bene ma non può essere una guerra continua senza limiti. Denigrazione sistematica, cinismo non possono essere tollerati all’interno di una comunità. E invece talvolta sono stati avallati. Così si va soltanto verso l’implosione. E’ del tutto scomparsa la capacità di relazioni umane sincere e propositive. Gli iscritti e i militanti si sono sentiti soli e abbandonati. Gli atteggiamenti arroganti e talvolta prepotenti di tutti hanno deteriorato i rapporti umani e creato disorientamento. Abbiamo perso totalmente il contatto umano. Questo clima che ha incrinato la nostra comunità politica è stato percepito nel Paese. Come si può fidarsi e affidarsi a un partito che si autodistrugge politicamente e umanamente? Abbiamo perso credibilità. Mi duole dirlo ma la gente ci odia”.

La critica di Biagiotti investe gli ultimi anni del PD. “Non ci vuole un partito solido e grigio. Di questo abbiamo discusso anni fa. – afferma – Ma il partito leggero non può apparire il partito degli aperitivi. Il mondo reale non è lì. Bisogna stare vicino alle persone non lasciarle sole. Io, come tanti militanti abbiamo bisogno del PD, abbiamo creduto e partecipato al progetto politico che lo ha fondato. Non possiamo permettere che venga distrutto. Non sono un’idealista che vive nel mondo dei sogni ma certi comportamenti non vanno più permessi. Ci vogliono sobrietà, rigore, umanità, studio, approfondimento, capacità, passione politica, umiltà, empatia. O si capisce che il mondo non gira intorno a noi e che la politica è a servizio della comunità o il PD morirà. Noi non lo possiamo permettere. Mettiamoci tutti a disposizione, rimbocchiamoci le maniche e ritorniamo tra la gente con i piedi nel fango e la testa rivolta al futuro”.